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Pescara, Acerbo (Prc): “Cambia la giunta, ma la Tarsu no”

Pescara. “Il centrodestra è molto bravo nell’abbaiare quando sta all’opposizione, ma alla prova del governo si rivela incapace e incoerente”.

Il consigliere comunale Maurizio Acerbo (Prc) punta il dito contro la giunta guidata da Luigi Albore Mascia, soffermandosi in particolare sulla questione Tarsu (la tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani).

“Il Pdl” scrive in una nota “ha fatto sei mesi di campagna elettorale contestando l’aumento della Tarsu del 30% deliberato dalla giunta di centrosinistra nel 2008. Vinte le elezioni avrebbero dovuto procedere alla cancellazione di quell’aumento. Invece, alla faccia della coerenza, ha confermato quel livello di pressione tributaria. Non si tratta di semplice disattenzione perché la giunta Mascia ha approvato un bilancio che contiene le previsioni di entrate derivanti da quell’aumento che avevano contestato. Evidentemente il centrodestra è contro le tasse solo quando sta all’opposizione, altrimenti mette ben volentieri le mani nelle tasche degli italiani”.

Acerbo fa poi notare che “in tutta Italia le amministrazioni più avvedute hanno predisposto rimodulazioni delle tariffe comunali per far fronte alle difficoltà causate della crisi economica per tante famiglie. La giunta Mascia ha elaborato una miserrima proposta di riduzione della Tarsu per le nuove attività in un momento di crisi economica in cui all’ordine del giorno sono le chiusure e le cessazioni di attività. Inutile dire che poi non hanno trovato, per i dissidi interni, neanche i 21 voti necessari per approvare la loro proposta. Il centrodestra non ha nemmeno approvato le proposte di buon senso avanzate da Rifondazione Comunista nel corso dell’ultimo Consiglio comunale sulle quali convergevano anche i voti del resto dell’opposizione. Devo dare atto all’assessore Filippello di essersi pronunciato favorevolmente, ma di aver trovato un muro nella maggioranza”.

Nella sua proposta, Rifondazione Comunista chiedeva di ridurre l’aliquota Tarsu per le famiglie dei lavoratori dipendenti colpiti dalla crisi (come cassintegrati e licenziati) e per i lavoratori autonomi che hanno dovuto cessare l’attività (che non avessero altre entrate).

“Si tratta di misure minimali di solidarietà sociale che purtroppo l’insipienza amministrativa del centrodestra non ci ha consentito di approvare”.