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Montesilvano, sequestrata villa ai rom

Montesilvano. Questa mattina polizia, carabinieri e guardia di finanza hanno sequestrato beni riconducibili ad un nucleo familiare di etnia rom. Accogliendo la proposta del questore di Pescara, i giudici del Tribunale hanno disposto il sequestro di un intero piano di una villa a Montesilvano (in modo fittizio intestata ad un altro nomade), di tre autovetture e di una moto.

 

  Due i nomadi coinvolti, appartenenti ad un’unica famiglia di etnia rom, entrambi nullafacenti, sconosciuti al fisco, e accusati di reati legati al traffico e allo spaccio di droga, all’estorsione e all’usura. Il valore dei beni sequestrati oggi ammonta a 300 mila euro e si aggiunge a quello di altre ville, terreni, contanti ed autovetture (valutabili in 6 milioni e 200 mila euro) sequestrati e successivamente confiscati al altre famiglie nomadi dall’ottobre 2007 al marzo 2009. Nell’ambito dell’intervento di questa mattina sono state chieste due misure di prevenzione della sorveglianza speciale, per un massimo di 5 anni, che si aggiungono alle 58 già ottenute dal Tribunale nel recente passato. La villetta di  Montesilvano accoglierà un’associazione di carabinieri in congedo. Palazzina dell’illegalità che diventerà, dunque, un luogo di legalità.

La Posizione di Forza Nuova. “Finalmente, dopo alcuni mesi di stallo, si torna a parlare di sequestri patrimoniali a famiglie rom. A Montesilvano, dopo la sommossa popolare di Alba Adriatica ed il nostro corteo del 21 novembre, qualcosa è cambiato”. A sostenerlo è il circolo cittadino di Forza Nuova che sottolinea come “questi sequestri, a volte, non vanno a buon fine: ci sono stati casi di immobili dissequestrati, anche a Montesilvano, e non si arriva, perciò, alla reale confisca del bene frutto di attività illecita vanificando in tal modo l’ottimo operato degli organi preposti al controllo del territorio. Inoltre, cosa fanno quelle famiglie alle quali è stato confiscato il patrimonio? Nessuno lo dice, ma l’amara realtà è che tornano in possesso di altri beni, spesso attraverso vessazioni psicologiche ma anche fisiche, spostandosi solo di qualche chilometro dalla loro originaria abitazione continuando, alla faccia del nomadismo, quello che meglio gli riesce di fare: rubare, spacciare, aggredire. Premesso tutto ciò, non ci rimane altro che prendere una radicale decisione: segnare le case sequestrate e non confiscate con della vernice, disegnando dei triangoli rovesciati, di colore nero o marrone”.