Con cartelloni e striscioni dimostrativi, i manifestanti hanno infatti sollecitato l’accelerazione dell’iter politico di una nuova legge regionale, secondo la quale la scelta dell’apertura domenicale sia appannaggio dei sindaci dei Comuni di appartenenza.
È forte la preoccupazione del personale per i danni all’immagine del Village provocati dal disagio della chiusura domenicale. Per difenderla e per tutelare il loro posto di lavoro, stamane si sono raccolti spontaneamente davanti ai tre ingressi, cercando di ridurre l’impatto negativo di una chiusura che se ripetuta sarà deleteria.
Solo i loro sorrisi e le mimose offerte hanno potuto rabbonire i visitatori giunti anche da Avezzano, L’Aquila, Isernia, Campobasso, Osimo, Foggia, Civitanova Marche, Ancona, Brindisi (come testimoniano le oltre 700 firme raccolte nella prime due ore di affluenza), invitandoli a tornare la prossima settimana.
“Vogliamo sapere perché dobbiamo restare chiusi la domenica, in controtendenza con i company store delle altre regioni italiane” hanno dichiarato i dipendenti nell’incontro con la stampa che si è tenuto stamattina. “A chi diamo fastidio? Siamo una risorsa per il turismo e l’economia dell’Abruzzo intero. La caratteristica intrinseca di una realtà come questa è l’offerta dei suoi servizi anche la domenica, giornata fondamentale per la vita di un company store e in cui si concentrano circa la metà del fatturato e un’affluenza minima di 15mila persone. L’80% di noi è costituito da donne, molte delle quali sono sotto i 30 anni. Alcune di noi hanno anche una famiglia da mantenere. Abbiamo il diritto di lavorare, non abbiamo mai chiesto di restare a casa la domenica”.
Anche l’amministrazione comunale di Città Sant’Angelo, presente all’incontro in una delegazione di assessori e consiglieri, ha espresso la sua vicinanza ai dipendenti del Village, assicurando di fare il possibile per accelerare i tempi politici.
“Se il Consiglio regionale che si riunirà martedì 9 marzo non assicurerà la continuità della fruibilità del villane” concludono i dipendenti, “i primi a smettere di lavorare saranno molti dei quasi 100 dipendenti part-time che intervengono il fine settimana e che costituiscono il 30% della forza di lavoro, non impiegabile se fosse imposta la chiusura di domenica. Tra questi dipendenti part-time, molti sono universitari che con questo lavoro si mantengono agli studi”.
La voce dei dipendenti non si spegnerà presto: martedì una delegazione si recherà a L’Aquila per seguire da vicino il Consiglio regionale. La mobilitazione non verrà meno fino a quando non si troverà una soluzione a questo problema.