Città Sant’Angelo. “A chi diamo fastidio noi?” È così che si è aperto il dibattito che ha oggi seguito la manifestazione di protesta di imprenditori ed addetti che si è svolta questa mattina presso il Città Sant’Angelo Village. Armati di striscioni hanno tutti protestato contro l’ordinanza di chiusura dell’Outlet emessa venerdì dall’Amministrazione Comunale, causa il mancato accordo Regionale per porre riparo al problema delle aperture domenicali.
La pacifica protesta, chiede solo l’approvazione da parte della Regione del disegno di legge che sancisca in 45 le domeniche di apertura durante l’anno, favorendo il superamento della crisi nel settore del commercio.
“Il comune ci ha già concesso due domeniche della 4 straordinarie a sua disposizione, ora confidiamo nella Regione e nelle repentinità del provvedimento, chiediamo solo che vengano mantenuti gli accordi presi. Rimandare per noi significherebbe perdere, le perdite si ripercuoterebbero sia a livello economico che di immagine”. Sono queste le parole di Marco D’Agostino, proprietario del bar e ristorante Bagherìa presso il Village ed organizzatore della protesta.
Samira Ricordi, direttrice di Bata Calzature, si è lamentata del grosso disagio che questa chiusura ha oggi causato a tutti i clienti, arrivati sia dall’Abruzzo che da regioni limitrofe per godere dello shopping domenicale accompagnato alla passeggiata all’aria aperta. “L’outlet è concepito per l’apertura domenicale, noi nel fine settimana facciamo la metà del fatturato – ha aggiunto la Ricordi -, e non potendo lavorare la domenica ci troveremmo costretti a licenziare almeno un part-time per negozio, causando un danno di circa 70 dipendenti, sui 400 totali.”
In rappresentanza dell’Amministrazione Comunale di Città Sant’Angelo è intervenuto l’assessore
Ignazio Pratense, che ha espresso tutta la solidarietà della giunta verso l’Outlet e l’obiettivo di pianificare le aperture da parte del consiglio stesso.
Ogni domenica l’Outlet fa registrare in toto almeno 15.000 presenze, e l’apertura continuativa 7 giorni su 7, è quindi per tutti una vera e propria necessità. Un’ordinanza definitiva di chiusura mette a rischio l’economia della Regione ed il lavoro di molti.
Monica Coletti