Si tratta di un progetto unitario per trasformare l’Abruzzo e la penisola in un Hub del Gas, una piattaforma logistica per trasportare e poi esportare gas in nord Europa con fini meramente commerciali. Un disegno che assoggetta i territori a grandi servitù di passaggio con gravi rischi ed impatti in termini ambientali, sanitari e anche economico-sociali con l’unico fine del profitto di chi propone e costruisce queste opere senza alcun beneficio per i cittadini che, oltre ai rischi e agli impatti, le pagano profumatamente anche sulle bollette.
Nell’assemblea di ieri, che ha ricordato quella di San Vito di tre anni fa dove nacque il Coordinamento No Ombrina, hanno dato il loro contributo centinaia di persone nonchè rappresentanti di associazioni, comitati e movimenti che da anni contrastano singoli progetti in Abruzzo: dal gasdotto Larino-Chieti, al progetto di estrazione a Bomba, dallo stoccaggio di Cupello a quello proposto a S.Martino sulla Marrucina e anche nelle Marche, dove ci sono interventi che interessano entrambe le regioni, come il gasdotto Cellino-Teramo-San Marco e lo stoccaggio di San Benedetto del Tronto.
Queste organizzazioni, insieme a quelle di Sulmona, valle Peligna e L’Aquila, promotrici dell’incontro e che da anni stanno lottando contro il gasdotto Sulmona – Foligno e la centrale Snam di Sulmona, hanno quindi deciso di riunire le forze in un unico coordinamento con gruppi di lavoro e strumenti comuni come sito WEB, social ecc. per realizzare iniziative collettive.
Sono stati tantissimi gli interventi, compreso quello del Sindaco di Sulmona e alla fine è stato deciso di organizzare una grande manifestazione a Sulmona per il 21 aprile 2018 a cui arrivare dopo una “carovana” che attraverserà i vari centri interessati dai progetti con incontri, iniziative, sit-in, flash mob. Inoltre è stato proposto di creare presidi permanenti sulle aree interessate dal progetto della centrale e del gasdotto Sulmona – Foligno che, come ricordiamo, sarebbe l’asse principale dell’Hub del gas per il trasporto verso il nord Europa del metano importato dal TAP facendolo passare attraverso tutto l’Appennino e ben tre crateri sismici.
L’Abruzzo e l’Italia non hanno bisogno delle fonti fossili e delle relative grandi opere sequestrando il futuro del paese, l’Accordo di Parigi sul Clima impone ben altre scelte in un orizzonte temporale ristretto. Vista la crisi climatica in atto causata dalle politiche di sviluppo fondate sulle fonti fossili che gli ultimi governi non fanno che reiterare, sarebbe necessaria una radicale svolta verso l’efficienza energetica, l’uso esteso delle rinnovabili, la messa in sicurezza del territorio nonché la valorizzazione della vera ricchezza ed unicità del paese, la bellezza dei centri storici, dei monumenti, dei paesaggi e delle sue aree naturali.