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Sulmona, maestra no Green Pass torna a scuola dopo il Covid: ‘non cambio idea’

Sulmona. E’ tornata in aula, dopo essere stata sospesa per 4 mesi, l’insegnante sulmonese Alba Silvani che a settembre, con lo sciopero della fame, aveva protestato contro l’obbligo vaccinale per la sua categoria.

“Come tanti altri ho avuto l’infezione da Covid 19 e sono guarita. Il che mi ha consentito di riprendere il lavoro nella Scuola dell’Infanzia del Comprensivo ‘Fontamara’ di Pescina. Ma le mie idee non sono cambiate. Anzi – dichiara – dopo quanto accaduto nella gestione della pandemia sono più radicate di prima. Le persone che hanno scelto di non vaccinarsi sono state criminalizzate. Ma alla fine in tanti hanno compreso che addossare loro tutte le colpe è solo un comodo paravento per coprire bugie, errori e disfunzioni, nonchè la mancanza di un piano pandemico aggiornato”.

L’insegnante abruzzese, che si era detta consapevole che il prezzo da pagare per la sua presa di posizione era “la perdita del posto di lavoro duramente conquistato dopo tantissimi anni di precariato”, parla del ‘green pass’ “usato come arma di ricatto e punizione e non, come dovrebbe essere, come misura di carattere sanitario. Medici di famiglia che hanno messo in atto terapie domiciliari bollati come no vax e sottoposti a procedimenti disciplinari”.

Ora, scrive, “si è ‘scoperto’ che esistono anche le cure. Ma evidentemente il governo non lo sa. Tanto che del farmaco monoclonale Sotrovimab di Gsk, prodotto a Parma, il ministero della Salute ne ha ordinato solo 5000 dosi, mentre gli Usa ne avevano ordinate 500.000. Perchè, visto che il farmaco lo abbiamo in casa?”.

Le misure del Governo, prosegue la maestra, “hanno privato tanti del fondamentale diritto costituzionale al lavoro e instaurato un clima di odio e discriminazione inammissibili. Il Consiglio d’Europa ha bocciato l’utilizzo delle certificazioni per punire i non vaccinati” e “il Comitato internazionale per l’etica della biomedicina (Cieb) – ricorda l’insegnante – ha invitato gli altri Paesi e le organizzazioni internazionali a fare pressioni sul governo italiano affinché ponga fine alla ‘sperimentazione di massa, su cittadini e stranieri residenti, di un medicinale sperimentale impropriamente denominato vaccino”.