Lo ha dichiarato il Componente della UIL CST Adriatica Gran Sasso con delega alla Pubblica Amministrazione, Mauro Nardella, precisando che “non si hanno notizie di pari accorgimenti adottati in altri Istituti di pena italiani per cui, se ciò fosse rispondente al vero, quello che potrebbe accadere al carcere di Piazzale Vittime del Dovere ha davvero dell’originale. Cani e gatti potrebbero a breve, quindi, entrare in carcere seppur per un’ora al mese e far compagnia quel detenuto che a causa della pena inflitta e che sta scontando l’ha dovuto lasciare all’esterno delle alte mura. Nell’eventualità dovesse accadere una cosa del genere resta ovvio che, fermo restante la sacralità del gesto che si andrebbe a fare, si renderanno utili ulteriori accorgimenti volti a salvaguardare sicurezza e salubrità all’interno dei locali. Accorgimenti che ci auguriamo non vadano a gravare ancor più sul già pesante carico di lavoro al quale viene assoggettato l’intero comparto dell’unità operativa preposta ai colloqui visivi. Un comparto, quest’ultimo, tra i più sovraccaricati di lavoro nel periodo della pandemia e che ha stremato tutti coloro i quali hanno saputo garantire e tuttora lo fanno piena efficienza”.
“Saranno certamente richieste garanzie – aggiunge – quali la dimostrazione da parte del richiedente di aver avuto una relazione affettiva con l’animale; che i cani e i gatti ammessi siano di piccola taglia; che ci sia l’esigenza affettiva preventivamente vagliata dal Gruppo per l’Osservazione Trattamentale e che l’incontro avvenga in una sala separata dalle altre al fine di scongiurare pericoli per le altre persone presenti in aula. Ovviamente la UIL PA, che non contesta l’utilità e lo scopo perseguibili da questa nuova forma di trattamento intramurario, le sue garanzie le chiede per il personale che sarà chiamato ad assecondare questa nuova forma di colloquio visivo”.
“Ci teniamo a precisare che tutto ciò che di legale viene fatto fare in carcere sarà ben accetto dalla UIL PA a patto però che la garanzia del diritto dei lavoratori a svolgere la propria professione con altrettanta sacralità sia assolutamente garantita non omettendo di metterla al primo posto nelle scelte da farsi compresa quella di fare entrare in carcere, seppur per incontrare i loro padroni, cani e gatti”, conclude Nardella.