L’associazione del Panda torna ora sull’argomento con una nota inviata al servizio valutazioni ambientali della Regione, indirizzata anche al Parco del Sirente-Velino e, per conoscenza, al Ministero dell’Ambiente e al servizio ambientale della Commissione Europea. Nel testo il WWF chiede che un proprio rappresentate sia audito in sede di Valutazione di Incidenza ambientale per poter presentare le proprie osservazioni contro il progetto, che a ogni buon conto sono già state anticipate agli enti interessati.
Nel documento, composto di 25 pagine, gli esperti contattati dal WWF e coordinati dal dottore di ricerca in Scienze Ambientali Filomena Ricci, analizzano al dettaglio gli impatti negativi che l’opera potrebbe avere, semmai incautamente realizzata, sugli habitat e le specie prioritari presenti nell’ecosistema altamente di pregio in cui gli interventi sono stati programmati. Queste minacce, scrive il WWF, “sono reali e dichiarate nello stesso Studio (SIA) realizzato dal committente; non sono, dunque, né nulli né trascurabili”. Di conseguenza si chiede esplicitamente alla Commissione CCR-VIA di rigettare il progetto.
L’art. 6 della Direttiva Habitat, 92/43/CEE, prevede infatti la possibilità di derogare le misure di conservazione delle specie e degli habitat esclusivamente in caso di necessità connesse alla pubblica incolumità, “Art. 6, Comma 4: Qualora, nonostante conclusioni negative della valutazione dell’incidenza sul sito e in mancanza di soluzioni alternative, un piano o progetto debba essere realizzato per motivi imperativi di rilevante interesse pubblico, inclusi motivi di natura sociale o economica, lo Stato membro adotta ogni misura compensativa necessaria per garantire che la coerenza globale di Natura 2000 sia tutelata. Lo Stato membro informa la Commissione delle misure compensative adottate.
Qualora il sito in causa sia un sito in cui si trovano un tipo di habitat naturale e/o una specie prioritari, possono essere addotte soltanto considerazioni connesse con la salute dell’uomo e la sicurezza pubblica o relative a conseguenze positive di primaria importanza per l’ambiente ovvero, previo parere della Commissione, altri motivi imperativi di rilevante interesse pubblico.”
La realizzazione di piste da sci non rientra né in progetti di rilevante interesse pubblico né connessi con la salute dell’uomo o con la sicurezza pubblica e non può dunque in alcun modo giustificare la perdita di habitat e specie che le normative europee e nazionali e le scelte di pianificazione compiute dalla stessa regione ci chiedono di tutelare. Lo sviluppo economico dell’Abruzzo non può passare attraverso la distruzione dei suoi habitat prioritari, ma, al contrario, attraverso la loro valorizzazione e messa in sicurezza anche per le generazioni future. Continuare a erodere gli ultimi spazi di naturalità rimasti in un Paese come l’Italia tra i più antropizzati al mondo vuol dire rinunciare a qualsiasi idea di sviluppo sostenibile.