Ha atteso lungamente senza poter mangiare e bere. Per la cagnolina Jane, però, le cose potevano andare molto peggio.
Il piccolo cane sarebbe stato ritrovato sul Monte Pettino, cinto da un cappio metallico al collo. L’arnese di caccia illegale posto dai bracconieri, la poteva uccidere dopo penose sofferenze.
Jane ora sta bene, salvata dai volontari che l’avevano con assiduità cercata.
Sulla vicenda interviene il CABS, l’associazione specializzata in antibracconaggio, che ricorda come l’uso di tali strumenti sia purtroppo molto diffuso in Italia. A rischiare grosso non sono solo animali appartenenti alla fauna selvatica ma anche quelli domestici. “Solo negli ultimi mesi – hanno affermato i protezionisti – sono otto i casi ove sarebbero stati coinvolti cani. Ovviamente, sono solo quelli dei quali si è avuta notizia”.
Il CABS sottolinea ancora una volta la vera e propria tortura causata da tali trappole. Sono finanche noti casi di auto-amputazione della zampa bloccata dal nodo scorsoio mentre se il laccio arriva a cingere l’addome la morte sopraggiunge per rottura del diaframma. Infine il soffocamento che pone fine all’atroce agonia dei poveri animali rimasti bloccati per il collo”.
Il CABS torna a chiedere l’inasprimento delle sanzioni che dovrebbero reprimere il diffuso bracconaggio in Italia e, nello specifico, l’uso di mezzi di caccia illegali. I reati previsti dalla legge di settore sono, infatti, tutti di natura contravvenzionale mentre, al pari di quelli che già oggi sono posti a difesa degli animali d’affezione, occorrerebbero i più potenti reati-delitti.