Sulla base di questa grave omissione il Pubbico Ministero della Procura de L’Aquila, Fabio Picuti, titolare del procedimento penale per la morte di Willy Patrizi, ha chiesto il rinvio a giudizio del sindaco del Comune di Collepietro e di due funzionari, indagati per omicidio colposo in concorso.
E il Gip, Guendalina Buccella, in relazione della richiesta, ha fissato l’udienza preliminare in camera di consiglio il prossimo 4 aprile. Un altro, importante passo avanti nella loro battaglia per la verità e la giustizia per i genitori della giovane vittima, che fin da subito avevano puntato il dito sulla pericolosità e la trascuratezza di quel tratto di viabilità e che, per far piena luce sulla tragedia e per far valere i propri diritti, attraverso la consulente personale, Avvocato Simona Longo, si sono rivolti a Studio 3A, società specializzata a livello nazionale nella valutazione delle responsabilità in ogni tipologia di sinistro, che con i propri tecnici ha effettivamente riscontrato lacune sul piano della messa in sicurezza.
La tragedia è avvenuta il 2 gennaio del 2017 lungo via La Fonte, nel territorio comunale collepietrano. Patrizi, che aveva solo 32 anni e risiedeva a Collepietro, alle 10.40 del mattino stava percorrendo con una Daewoo Matiz, con a bordo anche una conoscente e compaesana, via La Fonte, strada interpoderale molto insidiosa, con direzione di marcia in uscita dal centro abitato del piccolo paese abruzzese. All’improvviso l’automobilista, all’altezza del bivio con la Strada Provinciale 42, ed in corrispondenza di una secca curva a sinistra, in un tratto in discesa con forte pendenza, ha perso il controllo dell’auto, complice forse anche il ghiaccio presente sulla carreggiata, come avrebbe riferito la passeggera sopravvissuta. La vettura, dopo diversi e violenti urti e giravolte (il luogo è anche costeggiato da massi), ha terminato la sua corsa sul ciglio della Sp. 42. La donna, pur avendo riportato ferite gravi, trasportata con l’eliambulanza all’ospedale de L’Aquila, se l’è cavata; non c’è stato invece nulla da fare per il conducente, deceduto per i troppo gravi traumi riportati.
Da prassi la Procura de L’Aquila, tramite il Sostituto Procuratore Fabio Picuti, ha aperto un procedimento penale, disponendo anche l’autopsia sulla salma del giovane, e, dopo aver acquisito tutti i verbali e il fascicolo fotografico redatti dai carabinieri di Navelli, intervenuti per i rilievi, ha ravvisato responsabilità in capo al Comune di Collepietro ritenendo di iscrivere nel registro degli indagati per il reato di omicidio colposo in concorso il sindaco, Massimo Tomassetti, Maria Rosaria Greco, in quanto responsabile dell’Ufficio tecnico, e Plinio Aloisio, in qualità di responsabile dell’ufficio di Polizia municipale, per “colpa consistita in negligenza, imprudenza e inosservanza dell’art. 14 del Codice della Strada relativamente alla mancata vigilanza sulla strada comunale denominata “Via La Fonte” nei pressi dell’intersezione con la Sp 42 nel territorio di Collepietro”.
Ai tre indagati si contesta di aver omesso di apporre “barriere stradali di sicurezza, in corrispondenza della curva discendente volgente a sinistra in prossimità della suddetta strada provinciale (…), in modo da contenere i veicoli che dovessero tendere alla fuoriuscita dalla carreggiata stradale”, e una “segnaletica stradale idonea a segnalare lo specifico limite di velocità massima, l’elevata pendenza del tratto stradale e la presenza della suddetta curva di raggio ridotto (…), in tal modo provocando il decesso di Patrizi Willy”.
Il Pm ha quindi incaricato un consulente tecnico, l’ingegner Francesco Massimo, di ricostruire la dinamica e la cinematica del sinistro, e la perizia del Ctu ha confermato le responsabilità in capo all’Ente comunale. In estrema sintesi, l’esperto sostiene che quella tipologia di strada, classificata F2, extraurbana, non prevedrebbe l’installazione di barriere di protezione, anche se, aggiunge, male non avrebbero fatto, ma rileva e conferma in tutta la loro evidenza le criticità legate alla mancanza di segnaletica. Secondo Francesco Massimo c’erano tutti i presupposti affinché vi fossero dei segnali di varia natura riconducibili a indicazioni di pericolo, ad esempio “strada a forte pendenza” o “curva pericolosa”, indispensabili per dare moto agli utenti di uniformare il comportamento di guida alle insidie presenti. Tant’è che dopo l’incidente, come al solito troppo tardi, il Comune ha ha fatto in parte ammenda e una qualche segnaletica è stata posizionata.