È la nuova procedura introdotta dall’ospedale di Avezzano, nell’ambito della lotta alle infezioni ospedaliere che passa attraverso un articolato programma, avviato negli anni scorsi, incentrato soprattutto sull’igiene delle mani. L’ospedale di Avezzano è stato uno di primi a muoversi nell’ottica della prevenzione delle infezioni correlate all’assistenza che in Italia colpiscono oltre mezzo milione di persone su quasi 10 milioni di ricoverati. Secondo stime dell’Onu, se non si interviene sull’uso corretto degli antibiotici (usati troppo e in modo inappropriato) ogni anno i decessi arriveranno a 10 milioni.
Il sistema di ‘allerta’, attivato ad Avezzano, è solo una delle misure messe a punto dall’ospedale ai fini della prevenzione delle infezioni, come è stato spiegato nel corso di un incontro che si è svolto questa mattina nella sala riunioni del presidio, nell’ambito della giornata mondiale dell’igiene delle mani, che si è celebrata ieri, 5 maggio. L’ospedale marsicano, per iniziativa della direzione sanitaria, diretta da Lora Cipollone, è oggi al quinto anno all’appuntamento con la giornata a tema e, grazie alle numerose attività avviate, ha guadagnato i titoli per essere inserito (tra i pochi ospedali) nella Rete italiana Ica (infezioni correlate all’assistenza) per gli studi condotti nell’ambito delle unità di terapia intensiva.
All’incontro di oggi, aperto dal direttore generale della Asl facente funzioni, Simonetta Santini, in cui sono stati esposti i risultati raggiunti nel 2018, erano presenti, oltre alla Cipollone, il dr. Giulio Marolda dell’Ortopedia, la dr.ssa Italia Galassi, che ha parlato degli ultimi orientamenti per l’emocoltura, e la dr.ssa Margherita D’Alessandro che si è soffermata sulla terapia antibiotica. Di particolare interesse le procedure attuate per intercettare preventivamente (cioé prima dell’operazione) lo stafilococco aureus (resistente agli antibiotici) nei pazienti a cui occorre applicare le protesi. Infatti dei 102 campioni esaminati dai reparti di chirurgia vascolare (62) e ortopedia (40) il 29% è risultato portatore del batterio: il monitoraggio ha così permesso di neutralizzare l’agente patogeno prima di procedere all’inserimento delle protesi e quindi di rimuovere il pericolo di infezioni, sia per i degenti sia per l’ambiente ospedaliero. In un altro studio l’ortopedia, nei 3 mesi successivi all’intervento chirurgico per l’applicazione della protesi, ha attuato un programma di sorveglianza sul rischio infezioni su 122 pazienti, senza rilevare alcun caso; tali controlli saranno ripetuti e incrementati in modo da fare verifiche su un campione più alto di pazienti.
Negli anni scorsi in ospedale sono stati installati 200 erogatori disinfettanti in stanze di degenza e corridoi, coinvolgendo il personale di tutti i reparti dell’igiene delle mani, tra cui l’appropriato uso dei guanti da parte degli operatori definito con un protocollo ad hoc. In ospedale, tra l’altro, è stato allestito un sistema di trasmissione dati della microbiologia per valutare le caratteristiche dell’ecosistema microbico ospedaliero (che cambia da presidio a presidio) e orientare la terapia antibiotica.