Pettorano sul Gizio. La giornata del 16 novembre segna un momento importante per la popolazione di Pettorano sul Gizio, che ritrova la vicinanza concreta di istituzioni e ambientalisti dopo una fase critica in cui ha dovuto gestire, senza adeguato sostegno in risorse e personale, la presenza di alcuni orsi che hanno frequentato il centro abitato e le campagne limitrofe, creando preoccupazioni per l’incolumità delle persone e per i beni e le attività agricole.
Una popolazione locale che, suo malgrado, è stata contestualmente alla gestione degli orsi, coinvolta in un drammatico evento come la morte di un esemplare maschio di orso per mano di un cittadino pettoranese. Dopo un iniziale e comprensibile smarrimento, attraverso la giornata del 16 novembre in cui si celebra la Festa del Letargo, la popolazione di Pettorano protagonista della nascita della Riserva regionale del Monte Genzana e Alto Gizio, gestita dal comune in collaborazione con Legambiente, chiede fatti concreti e azioni pratiche per evitare che nei prossimi mesi, dopo la fine del letargo invernale, si riproponga una situazione di caos analoga a quella vissuta negli ultimi mesi.
“Confermiamo il nostro impegno e le nostre richieste per dare un futuro alla conservazione dell’orso bruno marsicano – dichiarano Giuseppe Di Marco e Antonio Nicoletti, rispettivamente presidente regionale e responsabile nazionale aree protette e biodiversità di Legambiente – ma ribadiamo che serve un rinnovato impegno delle istituzioni, Ministero e Regioni in primis, per mettere in sicurezza la popolazione di orso bruno marsicano ancora presente in Abruzzo. Quanto fatto fino a oggi è ancora insufficiente e non ha dato, per ammissione degli stessi tecnici coinvolti, i risultati sperati nonostante risorse comunitarie investite in maniera cospicua. A nostro avviso serve una Unità di Missione, gestita e diretta dal Governo come ha già fatto per il dissesto idrogeologico, che prenda in mano la vicenda e operi in maniera coerente con le esigenze di tutela della specie, si devono mettere in campo le risorse economiche e di personale adeguate alla necessità, si deve migliorare l’informazione e il coinvolgimento della popolazione, e soprattutto tranquillizzarla rispetto ai rischi della presenza di esemplari problematici o confidenti, e si devono mettere in atto misure di monitoraggio, prevenzione e dissuasione più efficaci”.
Esistono, soprattutto nelle aree protette attorno alla Riserva regionale, le professionalità e le conoscenze che si possono coinvolgere per dare risposte concrete. Nei giorni successivi alle prime predazioni ai pollai e alle arnie, il Comune e la Riserva, hanno coinvolto i Parchi d’Abruzzo e della Majella e d’intesa hanno contenuto il fenomeno predatorio e gestito, fino a quando è stato materialmente possibile, la presenza degli orsi attorno al centro abitato e nonostante le discutibili decisioni prese dal Ministro dell’Ambiente che ha bloccato la possibilità di catturare gli orsi utilizzando la narcosi che ha destato stupore e contrarietà dal mondo scientifico e associativo.
“Sono troppe le contraddizioni attorno alla gestione dell’orso bruno marsicano – concludono Di Marco e Nicoletti – a partire dal ruolo svolto dal Patom, il Piano nazionale per la tutela della specie visto che, nell’emergenza che ha coinvolto la comunità di Pettorano, questo strumento si è dimostrato inadeguato e superato dai fatti. Dall’assenza di un ruolo propositivo della Regione Abruzzo, che non può continuare a sfuggire alle sue responsabilità e investire le risorse economiche adeguate, del Ministero che non può continuare a scaricare tutte sulla regione e non assumersi le sue responsabilità nella tutela di una specie prioritaria, e il mondo della ricerca che deve riflettere sui modelli e sugli interventi proposti, che costano alle casse pubbliche, e non hanno dato le risposte che ci si sarebbe aspettati. Apprendere dagli stessi ricercatori che, nonostante i 4 milioni di euro spesi tra il 2011 e il 2014, nello stesso periodo sono stati ritrovati morti 12 orsi di cui 10 nel perimetro del Parco d’Abruzzo. Tutto ciò deve indurre a più di una riflessione sulle diffuse responsabilità, e sugli inutili protagonismi che si agitano attorno alla sorte dell’orso bruno marsicano”.