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Sesso dopo l’operazione alla prostata? All’ospedale dell’Aquila è possibile

L’Aquila. L’unità urologica del San Salvatore è centro di riferimento in Abruzzo per il trattamento dell’impotenza e dell’incontinenza urinaria, conseguenze dell’asportazione chirurgica della prostata per tumore che affliggono circa 3 milioni di italiani. 

L’ Urologia dell’ospedale pratica, a livelli di eccellenza e con il Sistema Sanitario Nazionale, tecniche di chirurgia protesica all’avanguardia basate sull’impianto di protesi peniene di nuova generazione AMS che consentono all’uomo il ritorno a una normale sessualità e sull’inserimento di sling (benderelle)  o di sfinteri artificiali che ripristinano la normale continenza.

Secondo recenti dati , dopo il tumore è crisi di coppia per circa 3 milioni di italiani affetti da impotenza e incontinenza urinaria conseguenze indesiderate dell’asportazione radicale della prostata che si possono ora trattare con valide soluzioni. Le ultime evoluzioni terapeutiche puntano, quando i farmaci stimolatori dell’ erezione sono inefficaci, sull’impianto di  protesi peniene di nuova generazione che consentono il ritorno a una normale sessualità e sull’inserimento di sling (benderelle) che, poste sotto l’uretra, ripristinano la normale continenza. “L’asportazione chirurgica della prostata”, spiega il dottor Boris  Di Pasquale,  urologo presso l’ospedale San Salvatore a L’Aquila, tra i centri di eccellenza e di riferimento in Abruzzo, “nonostante le tecniche laparoscopiche, robotiche e la nerve sparing  che risparmia i nervi dell’erezione, causa impotenza in oltre il  50% dei pazienti operati.  Durante l’intervento chirurgico infatti i nervi dell’erezione possono comunque subire dei danni che causano una disfunzione erettile spesso definitiva”.

Le soluzioni per l’erezione.  “Per tornare ad amare” continua l’urologo, “se le pillole dell’erezione non sono efficaci , la soluzione  definitiva arriva dall’impianto di protesi peniene tricomponenti di nuova generazione AMS 700 .Rispetto a quelle del passato, le tricomponenti inducono un’ erezione simile a quella fisiologica con ingrossamento e allungamento del pene  risolvendo così anche la riduzione del pene che dopo la prostatectomia  si accorcia di 1,5 cm  nei 15 giorni successivi all’intervento fino ad arrivare a 2 cm entro l’anno successivo”.  

Una semplice pressione. Spiega il dottor Di Pasquale: “L’impianto della protesi si effettua con l’inserimento  all’interno dei corpi cavernosi del pene ,  di due cilindri espansibili collegati ad una pompa di controllo, posta sotto la pelle dello scroto tra i due testicoli e ad un serbatoio contenente del liquido. L’uomo può ottenere un’erezione con la stessa sensibilità e capacità di orgasmo presenti prima dell’intervento premendo sull’area in cui è posizionata la pompa. In questo modo il liquido si trasferisce dal serbatoio ai cilindri e il pene si indurisce.  Dopo il rapporto  azionando di nuovo  la pompa  il pene torna al normale stato di flaccidità. La protesi peniena costituisce perciò la via risolutiva e definitiva del problema, con grande soddisfazione dei pazienti trattati. Le complicanze sono rarissime, a patto che ci si rivolga a Centri specializzati come l’unità di complessa di  urologia complessa dell’Ospedale San Salvatore a L’Aquila diretta dal dottor Luigi Di Clemente. Nonostante la protesi risolva definitivamente l’impotenza post prostatectomia  molti uomini non ne conoscono l’esistenza perché spesso non vengono informati. Stessa mancanza di informazione anche per i  400.000 italiani che soffrono di impotenza grave non legata a interventi alla prostata e che non risponde ai farmaci”.

Le soluzioni per l’incontinenza. “L’incontinenza urinaria , dice il dottor Di Pasquale , “che si manifesta subito dopo la prostatectomia  è molto frequente –  fino al 60% dei casi – e nella maggior parte si risolve o si riduce. La prima misura terapeutica è la riabilitazione del pavimento pelvico che favorisce la ripresa della continenza . Tuttavia circa il 10  % dei pazienti operati rimangono incontinenti.  In questi casi la soluzione arriva dalle più recenti tecniche di chirurgia mininvasiva basate sull’applicazione di sling (benderelle) sottouretrali. Tra queste l’Advance consente di recuperare la normale continenza con l’inserimento di una retina di polipropilene che  riposiziona l’uretra, dislocata dall’intervento sulla prostata, nella sua sede anatomica naturale.

L’intervento si effettua in anestesia loco-regionale e con pochi giorni di ricovero. Per i  casi più gravi quando per danni o lesioni allo sfintere urinario, l’uretra non si chiude più  e causa continue perdite di urina si ricorre  all’applicazione dello sfintere artificiale (il più collaudato è l’AMS 800) che consente al paziente di urinare quando avverte lo stimolo”. In particolare, ricorda l’urologo,  “l’impianto dello sfintere artificiale che richiede elevata esperienza, è riservato solo a centri altamente specializzati”.