L’ Aquila. Si definirà il 10 dicembre al Tribunale di Roma la vicenda giudiziaria relativa agli scontri che ci furono nella Capitale nel corteo di aquilani del 7 Luglio 2010, quando 5 mila cittadini invasero la “zona rossa” di Roma per chiedere detassazione, sostegno all’economia terremotata e ricostruzione.
Lo ha deciso il giudice stamane dopo aver ascoltato l’ultimo teste dell’accusa, un agente della questura di Roma che ha riferito dei momenti di tensione che si erano venuti a creare durante la manifestazione con le Forze dell’ordine. Prima di disporre il rinvio, il giudice ha chiesto alle difese dei tre imputati di fare una scremature della lunga lista testimoniale. Cosi è stato deciso di sentire il 10 dicembre, l’ex onorevole Giovanni Lolli ed un manifestante, prima della sentenza finale. I tre imputati sono accusati a vario titolo di resistenza a pubblico ufficiale pluriaggravata perché in concorso e violazione delle leggi sulla pubblica sicurezza. Alla sbarra un aquilano di 25 anni e due giovani romani, un uomo e una donna. In particolare, al ragazzo aquilano e a quello romano viene contestata la resistenza a poliziotti, carabinieri e finanzieri che erano schierati all’inizio di via del Corso; sono accusati di aver spintonato e pressato per forzare il blocco e spostare indebitamente la manifestazione da piazza Santi Apostoli, dov’era stata autorizzata, fino a Montecitorio e a palazzo Chigi. Contestata anche l’aggravante di essere stati in più di dieci e aver lanciato corpi contundenti, in particolare e’ stata considerata come tale l’asta di una bandiera. Il ragazzo romano, assieme alla ragazza, è poi accusato di essersi messo alla testa di un corteo non autorizzato da piazza Montecitorio fino a via Ulpiano, sede della Protezione civile, dov’è stato anche bloccato il traffico, violando l’articolo 18 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza (Tulps). Nel corso della manifestazione ci furono momenti di tensione tra Forze dell’ordine e manifestanti che coinvolsero anche esponenti istituzionali come il sindaco dell’Aquila Massimo Cialente e in qualche caso sfociarono in veri e propri scontri. Nei giorni successivi i comitati cittadini che avevano organizzato la manifestazione tennero anche una conferenza stampa alla Camera dei deputati per chiarire com’erano andate le cose, assicurando che non c’erano state provocazioni da parte di infiltrati esterni.