Questo il commento del vescovo ausiliare dell’Aquila, Giovanni D’Ercole, assolto oggi dal Tribunale del capoluogo per una vicenda giudiziaria legata al post sisma dell’Aquila. Con lui e’ stato assolto anche il sindaco di San Demetrio ne’ Vestini, Silvano Cappelli, accusato di falso nella stessa inchiesta. In particolare il prelato, che era stato gia’ prosciolto in sede di udienza preliminare, ma il pm Antonietta Picardi si appello’, era imputato di rivelazioni di segreti inerenti a un procedimento penale nell’ambito dell’inchiesta sulla tentata truffa da 12 milioni di euro sui fondi del sociale messi a disposizione dal governo Berlusconi attraverso l’allora sottosegretario Carlo Giovanardi. Il sindaco, invece, era stato condannato dal gup ad un anno di reclusione. La Procura contestava al presule di aver riferito al presunto ideatore della tentata truffa, Fabrizio Traversi, l’esistenza dell’inchiesta, coperta da segreto istruttorio, nell’ambito della quale l’uomo di chiesa era stato ascoltato quale persona informata dei fatti. Traversi sarebbe stato capo indiscusso della fondazione ‘Aquila solidarieta’ e sviluppo’ chiamata a gestire i fondi Giovanardi da destinare al sociale. Sia il primo cittadino che il prelato facevano parte della fondazione. Al sindaco veniva contestato di aver trasmesso un progetto per il sociale da finanziare all’interno della fondazione che, secondo l’accusa, conteneva, pero’, elementi non corrispondenti al vero. “Ho percepito i disagi e i dubbi nella gente, e ho sofferto – dice il vescovo in una dichiarazione riportata dall’ufficio comunicazioni sociali dell’arcidiocesi dell’Aquila – perche’ avvertivo che qualcosa veniva a incrinarsi nella fiducia: condizione indispensabile per un pastore d’anime. Oggi la sentenza afferma che nulla ho fatto se non il mio dovere di sacerdote e di vescovo, con tutti i rischi che questo comporta. Proprio perche’ sento di aver compiuto la mia missione, ringrazio Iddio di aver patito quel che ho patito, non solo nel percorso giudiziario gia’ di per se faticoso, ma anche per le informazioni che spesso hanno dato di me un’immagine distorta presentandomi come un intrallazzatore e affarista. Tutto questo – prosegue – mi ha reso piu’ umile e sicuramente piu’ capace di capire chi soffre, e soffre ingiustamente. In me oggi c’e’ un senso di grande liberazione. Mi sento come rinato, e soltanto chi e’ passato per questa via crucis – che non auguro a nessuno – sa di che sto parlando. Vorrei ringraziare tutti quelli che mi sono stati vicini in questi anni, dal settembre 2011. Sono grato all’arcivescovo Giuseppe Petrocchi, il quale mi ha dato fiducia sin dal suo arrivo a L’Aquila e condivide con me ora la conclusione della vicenda giudiziaria.Un grazie speciale ai miei avvocati, Claudio Ferrazza e Amedeo Ciuffetelli, che hanno creduto a quel che ho loro detto sin dal primo incontro e mi hanno accompagnato lungo l’iter processuale, avendo in me fiducia e dandomi fiducia con la loro competenza e amicizia. La nostra condivisa soddisfazione e’ di vedere riconosciuto nella sentenza odierna non tanto l’affermarsi d’un nostro punto di vista da difendere, quanto piuttosto il trionfo della verita’ tout court. Ringrazio il pm e i giudici che hanno compiuto il loro compito, a ogni livello, con alta professionalita’ e tratto umano. Si chiude una pagina della mia vita, che avverto di non dover archiviare totalmente, perche’ e’ carica di umana e spirituale esperienza. Ora – conclude il vescovo D’Ercole – guardo al futuro con piu’ salda speranza. E’ innegabile, infine, che quest’esperienza, pur amara per alcuni versi,mi ha molto unito agli aquilani, che ho sentito al mio fianco, e che mi hanno incoraggiato nei momenti piu’ difficili con il loro abbraccio, con la loro stima, amicizia e affetto”.