“Le biomasse possono giocare un ruolo importante nel contributo al fabbisogno energetico regionale e italiano, ma perché questa opportunità venga colta al meglio occorre porre attenzione alle risorse presenti nei territori e alla sostenibilità dei processi: nessuna preclusione, pertanto, nei confronti delle biomasse, a condizione che la portata dei progetti sia valutata in ogni suo aspetto”.
Sono queste le considerazioni espresse da Legambiente nel merito della discussione scaturita attorno alla realizzazione dell’impianto di Bazzano della Ditta Futuris Aquilana.
“La discussione sull’impianto di Bazzano rischia di ingenerare confusione attorno alle energie rinnovabili, che non porta alcun beneficio all’ambiente ed alla collettività – dichiara Francesca Aloisio, presidente del circolo Legambiente L’Aquila – Nell’interesse generale, l’amministrazione comunale deve riprendere in mano la situazione per farsi garante di un confronto pubblico che dia risposte alle preoccupazioni dei cittadini”.
La prima questione su cui informare e rassicurare i cittadini riguarda il piano di approvvigionamento delle biomasse. Legambiente chiede che siano resi pubblici gli accordi che permetteranno di garantire una corretta gestione della filiera territoriale. Il coinvolgimento della Cia (Confederazione Italiana Agricoltori) provinciale nel consorzio di fornitura, è un fatto importante e di garanzia sia sulla certificazione della provenienza locale delle biomasse, sia sull’affidabilità e sull’attendibilità del piano di approvvigionamento dell’impianto. “È fondamentale sviluppare, a L’Aquila come nel resto d’Abruzzo, una filiera agroenergetica capace di apportare positivi risultati in termini ambientali e in termini socio-economici per le imprese agricole”, commenta Angelo Di Matteo, presidente di Legambiente Abruzzo.
La seconda questione riguarda l’inquinamento atmosferico prodotto dalla centrale. Lo studio pubblicato dai ricercatori dell’Università dell’Aquila sulle emissioni della centrale ha evidenziato discordanze con il quadro emissivo dichiarato dalla Futuris Aquilana in sede di progetto ed ha alimentato dubbi tra i cittadini.
“Chiediamo alla Futuris Aquilana la massima trasparenza sui dati e ci auguriamo che la Società entri pubblicamente nel merito dei dubbi sorti, e li sciolga. – aggiunge Angelo Di Matteo – Per superare i limiti delle disponibilità di dati ambientali attendibili, inoltre, è necessario organizzare un sistema di monitoraggio con centraline a gestione pubblica con possibilità di accesso alle informazioni in tempo reale anche da parte dei cittadini”.
La terza questione riguarda il teleriscaldamento, che rappresenta una opportunità per il territorio e anche una condizione rilevante per la sostenibilità complessiva dell’intervento. “L’impegno del Comune deve essere orientato, così come lo stesso auspicava nelle conferenze di servizio, a garantire un progetto condiviso di teleriscaldamento – continua Francesca Aloisio – affinché il calore generato dall’impianto possa essere recuperato e utilizzato dalle attività presenti nel Nucleo Industriale di Bazzano e nelle frazioni limitrofe. Questo percorso, tra l’altro, è già contenuto nell’accordo del “tavolo tecnico operativo” sottoscritto nel 2009 tra la ditta, il consorzio industriale, l’ASM e alcune associazioni locali”.
“La speranza è che la politica sappia guidare lo sviluppo delle fonti rinnovabili – proseguono Francesca Aloisio e Angelo Di Matteo – in modo da creare opportunità per il territorio, valorizzandone le risorse locali e integrandole rispetto alle singole peculiarità, garantendo così la coerenza con le scelte urbanistiche”.
La localizzazione degli impianti deve essere ricondotta in primo luogo nelle aree produttive. L’esperienza delle centrali a biomasse presenti nelle regioni alpine, sempre prese come positivo riferimento, seppur spesso di potenze molto superiori a quella di Bazzano, dimostra che, pur insistendo a ridosso dei centri abitati, esse costituiscono, se ben gestite, addirittura un valore importante per l’ambiente, per il territorio e per la sua economia.
“È necessario, pertanto, che il Comune dell’Aquila – concludono Francesca Aloisio e Angelo Di Matteo – istituisca formalmente un osservatorio istituzionale con Regione, Università e Arta, aperto ai cittadini, a garanzia del corretto funzionamento non solo dell’impianto ma anche di tutti gli altri insediamenti produttivi presenti nel nucleo industriale”.