A renderlo noto sono Gino Mattuccilli (Fim-Cisl), Alfredo Fegatelli (Fiom-Cgil) e Clara Ciuca (Uilm-Uil), i quali evidenziano la beffa. I lavoratori, infatti, ad oggi, non hanno percepito alcuna indennità di cassa integrazione, che il ministero del Lavoro ancora non provvede ad approvare. “Si tratta di uno scandalo da denunciare pubblicamente” dicono i sindacalisti “consumato ai danni di ex dipendenti che non percepiscono lo stipendio da mesi e che versano in condizioni economiche difficilissime”. Per questo chiedono al Governo di sbloccare immediatamente le pratiche relative all’approvazione della cassa integrazione, ferme nei cassetti del ministero del Lavoro da circa un anno. “Il 19 ottobre scorso, gli ex lavoratori Finmek” spiegano Mattuccilli, Fegatelli e Ciuca “sono stati posti in mobilità, dopo la messa in liquidazione dell’azienda. Nel frattempo, è intervenuta una manifestazione di interesse da parte dell’Accord Phoenix, intenzionata a rilevare lo stabilimento: in base a questo nuovo ipotetico passaggio, Finmek ha ritirato i licenzianti e provveduto a ricollocare i lavoratori in cassa integrazione per sei mesi, come prevede la legge. L’Inps, tuttavia, non essendo stata finora accordata la cassa integrazione, ha ritenuto opportuno chiedere ai lavoratori la restituzione totale dei tre mesi di mobilità versati”. I sindacati sollecitano, dunque, un immediato chiarimento: “Due sono le strade che si aprono: se il ministero del Lavoro approverà la cassa integrazione, i lavoratori saranno nelle condizioni di poter restituire quanto richiesto dall’Inps; se, invece, la cassa verrà respinta, è l’Inps che dovrà pagare agli ex dipendenti Finmek gli ulteriori tre mesi di mobilità rimasti in sospeso. Non si comprende, quindi, la decisione dell’Istituto previdenziale di chiedere la restituzione anticipata delle somme che, o sotto forma di mobilità o di cassa integrazione, comunque spettano ai lavoratori. Si tratta di famiglie che già versano in condizioni economiche precarie e che non hanno la possibilità di far fronte al pagamento di cifre che superano i 3mila euro e che, tra l’altro, vengono richieste dall’Inps al lordo e non al netto di quanto realmente percepito”. Infine, le maestranze, non essendo ancora definita la partita della cassa integrazione e, quindi, la chiusura formale dell’azienda, non possono richiedere all’Inps neppure la liquidazione del trattamento di fine rapporto. “I lavoratori”, concludono i sindacati, “rivolgono un appello disperato a tutte le istituzioni locali affinché prendano una posizione pubblica decisa e convinta sulla vertenza Finmek e facciano pressing sul Governo perché vengano approvata, in tempi celeri, la cassa integrazione rimasta sospesa”.