Neanche dovessero scendere in guerra, armati fino ai denti per andare a caccia di cinghiali, nonostante il periodo di divieto assoluto stabilito dal calendario venatorio. Due bracconieri, un laziale di 60 anni e un abruzzese di 74, sono stati sorpresi dagli agenti forestali del Comando Stazione di Avezzano e di Gioia dei Marsi in località Marano, nel territorio di Magliano dei Marsi, mentre erano intenti a caricare sulla loro autovettura le carcasse di due cinghiali appena uccisi.
Le guardie forestali hanno recuperato, occultate nelle vicinanze, le armi utilizzate per la caccia di frodo. Ma il vero arsenale è stato scoperto dopo una perquisizione domiciliarre: 13 fucili, 4 pistole e oltre 450 munizioni complessive detenute e non denunciate. Per loro e’ scattata la denuncia all’Autorita’ Giudiziaria. Gli Agenti hanno provveduto anche al sequestro delle carcasse degli animali, della carabina utilizzata per l’abbattimento e del relativo munizionamento. Ora i due rischiano pesanti sanzioni penali e amministrative e la pena accessoria della sospensione del porto d’armi da uno a tre anni.
Un episodio che riacutizza lo sdegno ancora fresco per il recente ritrovamento dell’orso Stefano, l’esemplare bruno-marsicano ucciso apparentemente da tre fucili sulla catena delle Mainarde, all’interno del Pnlam. E mentre nella Marsica abruzzese si continua ad uccidere animali in maniera incontrollata, i cugini molisani scendono in strada per protestare contro la caccia di frodo e per alzare l’attenzione sulle specie protette. Oltre centro persone ieri, nei centri in provincia di Isernia di Castel San Vincenzo e Castelnuovo a Volturno, si e’ svolta la manifestazione Arrembaggio al bracconaggio, organizzata spontaneamente da comuni cittadini. Un corteo con striscioni e manifesti mirati a condannare pubblicamente tutti gli atti di bracconaggio e di utilizzo di bocconi avvelenati nei confronti della fauna selvatica ed in particolare dell’orso bruno marsicano, “ma soprattutto”, hanno detto gli organizzatori “per chiedere misure concrete di prevenzione e repressione di tali atti”.
“Atti di bracconaggio a danno di orsi, lupi e altre specie animali”, è stato ricordato lungo il corteo, “si susseguono ininterrottamente da anni e non occorre andare troppo indietro nel tempo per trovare esempi eclatanti: è del 30 giugno 2013 la notizia del rinvenimento di almeno 28 bocconi avvelenati nel cuore del Parco, è del aprile 2011 la notizia del ritrovamento di resti di orso sepolti e ricoperti di calce nei pressi di Scontrone, risale al 2007 l’evento che ha portato alla morte dell’orso Bernardo e di almeno altri due orsi e di alcuni lupi”.
L’evento è stato arricchito da una sessione di approfondimento dei problemi legati alla conservazione dell’orso, durante la quale è stato illustrato il Piano d’Azione per la Tutela dell’Orso Marsicano. Un progetto, il Patom, per molti rimasto soltanto un insieme di parole mai concretizzatesi in fatti. L’intervento degli organizzatori si è infatti concluso con la richiesta che “il Patom non sia solo un insieme di parole ma una realtà”.
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