Uccisione orso Stefano: Sel interroga il Ministro dell’Ambiente-FOTO

orso2Un’interrogazione al ministro dell’Ambiente Andrea Orlando per far luce sull’uccisione dell’orso Stefano, colpito da tre fucilate ed il cui corpo è stato rinvenuto, domenica scorsa, nella zona delle Mainarde, nel Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.

A presentarla è stato il deputato di Sel Gianni Melilla il quale chiede “quali iniziative intenda assumere il Governo per sostenere l’azione del Parco a tutela della conservazione dell’orso bruno marsicano”.

Il plantigrado, ucciso con 3 pallottole, di cui una mortale alla testa, è stato attirato da bracconieri con una carcassa di cavallo.

“L’esecuzione di un orso marsicano assume una gravità inaudita” aggiunge Melilla “poiché la popolazione di questi rari plantigradi è ridotta a circa 60 unità. E’ quindi a rischio la conservazione di questa specie con la quale si identifica il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Bisogna adottare in tempi brevi una incisiva azione di conservazione attraverso la costituzione di una banca del seme dell’orso bruno marsicano e una forte implementazione delle misure di tutela attiva e prevenzione sul territorio che siano di supporto ad una politica di espansione dell’attuale popolazione di orsi marsicani. E’ necessaria, inoltre, una forte mobilitazione della comunità scientifica e ambientalista per scongiurare il pericolo della scomparsa di questa straordinaria specie appenninica di orsi”.

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IL WWF: INACCETTABILE, INTERVENGA LETTA

Al Governo, direttamente al premier Letta, si rivolge l’appello del Wwf Italia, che in una nota denuncia: “È inaccettabile che nel 2013 si spari ad un Orso bruno marsicano, specie protetta a livello europeo che vive negli Appennini in poche decine di esemplari. Ed è ancora più inaccettabile che questo avvenga all’interno di un’area naturale protetta come il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise”

“Chiediamo al Presidente del Consiglio Letta di intervenire urgentemente per tutelare  un patrimonio di inestimabile valore”, chiede l’associazione ambientalista, “creando un coordinamento con i Ministri competenti per indagare velocemente e con efficacia sui colpevoli di questo gravissimo reato, con l’aiuto dei nuclei investigativi del Corpo Forestale. Questo reato non può essere lasciato impunito così come i numerosi casi già avvenuti negli anni passati. Ricordiamo tutti la morte dell’Orso Bernardo e di altri due orsi nell’autunno del 2007, una strage rimasta senza colpevoli. Così come ad oggi è rimasto impunito l’avvelenamento di numerosi animali degli anni passati fino a quelli dei mesi scorsi. Ci vuole una pronta risposta da chi è chiamato a indagare: questa volta vogliamo meno chiacchiere e più fatti concreti. “Chiediamo”, aggiunge il presidente nazionale del Wwf Dante Caserta, “anche che si intervenga per aumentare i controlli sull’allevamento zootecnico sempre più invasivo e incontrollato, in particolare cavalli e bovini, che sta assediando il cuore delle aree protette, con animali tenuti al pascolo brado che possono essere portatori di malattie infettive che facilmente possono attaccare gli animali selvatici e quindi l’orso, già pesantemente minacciato da bracconaggio e riduzione degli habitat. Così come chiediamo di limitare l’accesso alle tante strade di penetrazione in montagna solo a coloro che hanno reali motivi per percorrerle”.

La strage dei plantigradi, ripercorrendo la storia a ritroso, va ben oltre la doppia cifra. Il Parco Nazionale ha recentemente pubblicato l’elenco degli orsi morti con le relative cause: ben 18 sono gli orsi morti per arma da fuoco dal 1971 e tanti altri sono sterminati da lacci e bocconi avvelenati. Senza contare gli esemplari morti per incidenti stradali. “La situazione è quindi gravissima”, conclude Caserta, “ed occorre l’impegno di tutte le Istituzioni presenti per mettere un freno a questi fenomeni e preservare questa specie dall’estinzione”.

SULLA VICENDA INDAGA LA FORESTALE

Il Corpo forestale dello Stato è intervenuto per indagare sulle possibili cause che hanno portato al gravissimo episodio che ha minato lo status di una specie di assoluta rilevanza conservazionistica. L’animale, un maschio di circa 10 anni in ottime condizioni fisiche, è stato rinvenuto nel comune di Castel S. Vincenzo (Isernia), nel versante molisano del Parco, alle pendici del Monte Marrone, su segnalazione di un escursionista. Sul posto sono intervenuti gli agenti del Corpo forestale dello Stato, il personale veterinario del Parco e della Asl di Isernia, supportati dalle Guardie del Parco. L’orso – riferisce la forestale – era privo di marchi auricolari ma dall’esame di caratteristiche morfologiche oltre che dalla successiva lettura del microchip è stato possibile ricondurlo all’esemplare di nome “Stefano” che in diverse occasioni era stato avvistato anche al di fuori dei confini dell’area protetta del Parco. Immediatamente “Stefano” è stato recuperato e trasportato presso la Facoltà di Medicina Veterinaria di Teramo e l’Istituto Zooprofilattico di Teramo per accertare le cause della morte. Dall’esame radiografico della carcassa del plantigrado sono stati evidenziati due proiettili, di cui uno nella regione cranica e l’altro a livello dell’articolazione scapolo-omerale (quest’ultimo sembrerebbe piuttosto datato e quindi non responsabile della causa di morte) oltre a diversi pallini sparsi lungo tutto il corpo. L’esame autoptico, effettuato a distanza di poche ore, non ha ancora definito con certezza la causa di morte dell’animale. Sono però in corso, vista la gravità del fatto, accertamenti più approfonditi che potrebbero essere rilevanti per ricostruire la dinamica dei fatti. In campo da oggi anche il Nucleo Cinofilo Antiveleno del Corpo forestale dello Stato che in queste ore sta perlustrando l’area interessata per scongiurare l’ipotesi di un possibile avvelenamento. Per il momento il rastrellamento operato nella zona ha portato al ritrovamento di una volpe, apparentemente priva di segni di predazione, e di alcuni pezzi di carne sparsi che saranno sottoposti ad accertamenti necroscopici e tossicologici nelle prossime ore.

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