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6 aprile 2009 – 6 aprile 2013, il grido d’allarme del sindaco Cialente: L’Aquila è stata condannata a morte DOSSIER TERREMOTO

L’Aquila. E sono quattro. Quattro anni di dolore, quattro anni di ricordi, quattro anni di rabbia e quattro anni di rassegnazione. Quattro anni di parole gridate al vento, quattro anni di promesse mai mantenute, quattro anni di fondi in arrivo e quattro anni di ‘la ricostruzione è pronta a partire’. Ma ancora oggi, da quattro anni, L’Aquila è una città fantasma.

Spenti i riflettori della prima ora, il capoluogo abruzzese resta ormai una città nell’ombra. Ad illuminarla, questa notte, saranno le 309 candele che renderanno omaggio alle vittime del sisma. Una fiaccolata silenziosa, scandita solo dall’elenco, triste, dei 309 martiri. Numeri da capogiro, che portarono alla mobilitazione di tutto il Paese, commuovendo tanti leader internazionali. Quanti di loro hanno poi mantenuto le promesse fatte in occasione del G8 e delle continue passerelle nella zona rossa è cosa ben diversa dalla realtà.

Restano le ferite, quelle concrete (2000 feriti) e quelle dell’animo, i 56 centri storici distrutti. Oggi la situazione è ancora al limite dell’assurdo. E le macerie sono ancora lì.

 

LA NOTTE DEL RICORDO. Momento clou sarà la Fiaccolata della Memoria, che partirà alle 22 da via XX Settembre. Da qui si muoverà verso la stazione ferroviaria, sosta nello stabile distrutto della Casa dello studente e arrivo a mezzanotte in Piazza Duomo. Qui sarà celebrata la Santa Messa presieduta dall’arcivescovo metropolita mons. Giuseppe Molinari, in suffragio delle 309 vittime del terremoto, con la lettura dei nomi durante la Preghiera Eucaristica, animata dalla Pastorale Giovanile Diocesana. Seguirà la veglia di Preghiera aspettando le 3.32 (ora della scossa di magnitudo 6.3) presieduta dal vescovo ausiliare mons. Giovanni D’Ercole, animata dai giovani del Gruppo della Tendopoli di San Gabriele della Parrocchia di San Giovanni Battista in Pile. Alle 3.32 i rintocchi della campana ricorderanno le vittime del sisma. Domani, alle ore 11.30, un’altra Messa presieduta sempre da Molinari in suffragio delle vittime. Infine “Ricostruiamo la legalità…partendo dall’Aquila”, una giornata di studi organizzata per domani dalla sezione abruzzese dell’Anm (Associazione nazionale magistrati) e dall’associazione Libera, con il patrocinio del Comune dell’Aquila. Tra gli invitati al convegno pubblico, in programma a partire dalle 9 nell’Auditorium del Parco del Castello, il Presidente del Senato, Pietro Grasso. Con lui presenti anche don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele e di Libera che si batte contro i soprusi di tutte le mafie, il magistrato Giuseppe Pignatone, procuratore della Repubblica di Roma e i giornalisti Gian Antonio Stella e Carlo Bonini. Il programma della giornata, che si articola in vari momenti, avrà come filone comune la situazione dell’Aquila nel post-terremoto letta attraverso la lente d’ingrandimento rappresentata dall’azione di contrasto a ogni forma di criminalità.

 

RICOSTRUZIONE AL PALO. Dopo il terremoto tutta la città, le sue 64 frazioni e i borghi del circondario furono evacuati e le abitazioni dichiarate inagibili. Centomila sfollati trovarono rifugio in 170 tendopoli, negli alberghi della costa abruzzese, in affitti concordati, in autonoma sistemazione. Gli edifici, a seconda della gravità del danno, furono classificati A (danni lievissimi), B e C (edifici temporaneamente o parzialmente inagibili), E (inagibili che richiedono interventi strutturali o addirittura ricostruzione ex novo come accadra’ in tantissimi casi nei centri storici). Dopo quattro anni chi risiedeva in periferia ed alloggiava in abitazioni classificate A, B, C, è rientrato. Per quanto riguarda le case E va fatta una distinzione fra quelle della periferia cittadina (la stima parla di migliaia di pratiche) e quelle del centro storico del capoluogo (più di 15 mila). Nella periferia a macchia di leopardo si vedono cantieri in via di ultimazione, ma ancora molti sono quelli che devono partire. A questi numeri vanno aggiunti quelli degli edifici dei centri storici nei Comuni del cratere. Il blocco totale riguarda invece il centro storico dell’Aquila, delle frazioni e degli altri borghi. In quattro anni si sono fatti solo puntellamenti, costati circa 250 milioni di euro. Nonostante i Piani di ricostruzione , è stato lo stesso assessore alla Ricostruzione Pietro Di Stefano, a febbraio di quest’anno, a dire che “i soldi non ci sono. Sono finiti i due miliardi di euro stanziati e adesso si naviga a vista”. Più sferzante il sindaco Massimo Cialente: “Manca un afflusso costante di denaro e bisogna contrattare anno per anno con il governo. Se all’Aquila non arriveranno subito fondi e certezza di altri finanziamenti in modo tale da permetterci di fare in modo che per il 2015 una parte del centro storico sia ricostruita, l’Italia avrà condannato a morte L’Aquila. Credo che, se non ci saranno i fondi, gli aquilani si muoveranno per non fare più parte dell’Italia. La prima cosa che chiederò è che si tolga il tricolore e che vada via il prefetto. Come dire: ci lasciassero morire in pace. Posto che il 6 aprile e’ una data tristissima, di terremoto, di lutto, di commemorazione delle vittime, viviamo l’anniversario più difficile perché coincide con l’assoluto crollo della speranza. Con la situazione che si è creata si rischia di ammazzare definitivamente la speranza. A distanza di quattro anni, tutti hanno capito che abbiamo buttato via due anni, quelli del commissariamento. Ora ci hanno detto che è tutto è pronto per partire e non ci sono i soldi”. Il primo cittadino aquilano parla di una speranza che ormai non c’è più e di una città sopraffatta da un clima di scoramento, di sfiducia e di rabbia che sta coinvolgendo soprattutto i giovani. Giovani che cominciano ad arrendersi. E ad andare via. Solo nell’ultimo anno L’Aquila ha perso 3500 persone. “Il governo o il parlamento devono stanziare subito 4-5 miliardi per il cratere con il meccanismo della Cassa depositi e Prestiti, così si avvia la ricostruzione” ha detto Cialente. “Mi appello a tutti, dal Pd al Pdl, dalla lista Monti ai grillini affinchè pensino seriamente all’Aquila. Tutto nasce dal peccato originale, la mancata tassa di scopo della quale Berlusconi non ha voluto sapere nulla”. E poi ci sono quelle 20 mila persone rimaste senza lavoro. Intanto la popolazione continua a vivere nelle 19 new town lasciate a deteriorarsi, con l’incubo incolumità dopo le recenti inchieste penali sulla realizzazione delle abitazioni provvisorie del progetto “Case” e dei Map, per i quali i consulenti della Procura hanno accertato l’utilizzo di materiali non idonei e in alcuni casi scadenti.

 

A POGGIO PICENZE UN MONUMENTO PER LE VITTIME

domani, alle ore 12, sarà inaugurato, in ricordo delle vittime del terremoto, un monumento nella Piazza Rosa del paese. Tale opera – spiga il sindaco Nicola Menna – voluta dall’Associazione Culturale “La Radice”, è stata creata dall’artista Brando e dall’ Antica Arte del Ferro di Ezio Bonci. L’opera è stata realizzata grazie al contributo dell’Amministrazione comunale e del Gruppo Edimo, che ha sponsorizzato la struttura.

 

BEPPE GRILLO NON CI SARA’

“Io non sarò a L’Aquila. Non ci vado, perchè se mi scappa qualche idea viene vanificato tutto. Vi oscurerei”. Lo ha detto Beppe Grillo ai suoi parlamentari, a proposito della fiaccolata alla quale parteciperanno anche gli eletti grillini per l’anniversario del terremoto.