Si tratta di tre giovani, tutti residenti a L’Aquila, denunciati per lesioni aggravate in concorso: un colombiano di 17 anni, un ucraino di 19 e di un albanese 20enne. Quest’ultmo, in particolare, aveva fatto giàparte di una baby gang che nel 2010 aveva imperversato sul territorio, dedita a piccoli furti, risse, uso di alcool e sostanze stupefacenti, ma allora ne era uscito senza denunce, non essendo stato colto in flagranza di specifici reati.
Secondo la ricostruzione, la sera del 12 gennaio scorso un ragazzo aquilano di 21 anni ha deciso di fare qualche giro per i locali e ha così conosciuto due ragazze, studentesse universitarie, con cui ha trascorso la serata. Davanti ad un pub le giovani sono state avvicinate dai 3 stranieri con i quali hanno scambiato due veloci chiacchiere, anche in lingua spagnola; ad un certo punto il ragazzo ucraino, alla presenza del colombiano, ha offerto ad una delle studentesse una dose di cocaina ma lei ha rifiutato sgarbatamente l’offerta sia la compagnia. Le ragazze sono poi uscite dal locale con il loro amico e si sono incamminate a piedi verso la Fontana Luminosa. Dopo l’affronto, i tre hanno deciso di seguirli a bordo di una Fiat Seicento e, dopo averli avvicinati, hanno detto qualche parola, non compresa, alle ragazze. È accaduto così che l’aquilano le ha abbracciate a scopo di protezione, cercando intanto di far aumentare il passo al gruppetto. Il gesto è la goccia che fa traboccare il vaso.
L’albanese è rimasto a bordo della sua auto, mentre l’ucraino e il colombiano sono scesi e, dopo aver raggiunto i ragazzi, hanno scaraventato a terra il maschio, riempiendolo di calci e pugni, per poi fuggire con l’auto. La vittima ha riportato la frattura del setto nasale con una prognosi di 40 giorni, più varie ecchimosi in altre parti del corpo.
La mattina dopo sono scattate le indagini da parte della Squadra Mobile. La svolta delle indagini è arrivata quando, anche con la collaborazione dell’Ufficio Immigrazione, è stata fatta la verifica di tutti i giovani sudamericani residenti nella provincia dell’Aquila, ben 2.800, ma restringendo il campo sui colombiani (dai 18 ai 25) erano solo 4, ma non minorenni. Approfondendo allora le indagini si è riuscito a rintracciare un colombiano minorenne non censito, la cui foto è stata fatta vedere a tutti i testimoni, consentendo così di identificare con certezza il ragazzo autore dell’aggressione. Dalle sue frequentazioni si è poi riusciti ad arrivare al gruppetto e così sono stati riconosciuti anche l’albanese e l’ucraino, così come hanno confermato le testimonianze di altri coetanei che quella sera li hanno visti insieme.