L’Aquila. E’ stato in buona parte accolto, dalla Cassazione, il ricorso con il quale la Procura de L’Aquila ha contestato la decisione del tribunale aquilano del tre aprile 2017 di archiviare le accuse di induzione indebita formulate nei confronti dell’ex sindaco del capoluogo abruzzese Massimo Cialente e del funzionario comunale Fabrizio De Carolis.
La Sesta sezione penale della Suprema Corte ha infatti annullato con rinvio al gup de L’Aquila “per una nuova deliberazione” la sentenza di proscioglimento pronunciata nel 2015 in relazione a due delle tre accuse di induzione che erano state contestate.
Le motivazioni della decisione e le vicende specifiche per le quali si riapre il caso, saranno meglio note quando gli ‘ermellini’ depositeranno la loro sentenza, tra circa un mese. L’inchiesta era durata circa tre anni, periodo nel quale fu archiviata e poi riaperta, provocando anche polemiche politiche.
Secondo l’accusa, Cialente rivolgendosi a un legale di una coop edilizia, lo avrebbe illecitamente indotto ad affidare a una ditta alcuni lavori per la ricostruzione post-terremoto 2009 di alcuni palazzi a Pettino, uno dei quartieri de L’Aquila, senza pero’ riuscirci, quindi il reato sarebbe stato solo tentato. La seconda ipotesi di reato consisteva in una sollecitazione al funzionario comunale De Carolis, a favore del nulla osta per la liquidazione di tre Sal (stati di avanzamento lavori) per ristrutturare un altro condominio.