Il sostituto Guerri infatti, pur sottolineando comportamenti illeciti sull’uso del badge segnatempo, giudica “non sostenibile la richiesta risarcitoria in sede di giudizio in quanto non è stato possibile quantificare il tempo di assenza dal luogo di lavoro dei dipendenti interessati”.
L’inchiesta dei magistrati contabili è la prima a giungere al capolinea e restano aperte ancora quella penale che dovrebbe essere chiusa in questi giorni con le richieste di rinvio a giudizio da parte del sostituto procuratore presso il tribunale di Sulmona Stefano Iafolla e quella amministrativa che, paradossalmente, è quella più indietro di tutte.
Tutto è iniziato con un esposto fatto arrivare alla Guardia di Finanza, proprio da un dipendente del Comune, in cui si evidenziava il cattivo comportamento di molti colleghi che erano soliti assentarsi illecitamente dal proprio posto di lavoro senza permesso, anche con un uso fraudolento del badge per il monitoraggio degli orari di entrata e di uscita dal lavoro.
Dall’11 febbraio fino all’8 aprile 2016 a Palazzo San Francesco e dal 2 maggio fino al 13 giugno 2016, nella sede di via Pansa, quando il Comune era in mano al commissario prefettizio, i finanzieri si sono affidati a tre telecamere che hanno ripreso tutti gli spostamenti dei dipendenti sia in entrata che in uscita dalle sedi di lavoro. A conclusione delle attività risultavano coinvolti nelle azioni fraudolente, sempre secondo le fiamme gialle, 44 dipendenti del Comune di Sulmona, 4 dipendenti della cooperativa Satic e 1 dipendente della Coop 2001. Ma per molti di questi le contestazioni erano di poco rilievo, mentre per altri dipendenti i finanzieri non sono riusciti a raccogliere le prove necessarie che avrebbero potuto sostenere le accuse in processo. Resta tuttavia da sottolineare che tutti i 43 dipendenti comunali ai quali è stato contestato un comportamento illecito soprattutto per l’utilizzo improprio del badge potrebbero di nuovo tornare in discussione nell’inchiesta amministrativa dove fa fede il regolamento comunale. E i dipendenti con le contestazioni più gravi tra le varie sanzioni rischiano anche il licenziamento.
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