Terremoto L’Aquila, le ‘finte’ lacrime della Iurato davanti la Casa dello Studente

prefetto_iurato_laquilaL’Aquila. Ridevano tutti a L’Aquila, la notte del terremoto. Tutti tranne gli aquilani. E tranne i familiari degli studenti che nel capoluogo abruzzese avevano scelto di vivere e studiare. Ridevano tutti.

Un riso amaro, choccante, fastidioso, cinico, inutile, cattivo. Ridevano gli imprenditori che già sognavano i mega appalti per la ricostruzione. E rideva anche l’ex prefetto Maria Giovanna Iurato. O almeno questo è quello che emerge dalle intercettazioni pubblicate dal quotidiano La Repubblica. Parole che oggi, a distanza di quasi quattro anni dal terribile sisma che, giova ricordarlo, ha provocato la morte di 309 persone, fanno ancora più male. Perchè il dolore non si è mai lenito e difficilmente si affievolirà anche in futuro, nonostante il tempo che passa.

Torniamo, però, a quella indimenticabile notte del 6 aprile 2009. La Iurato era da poco stata nominata Prefetto dell’Aquila e “scoppiava a ridere ricordando come si era falsamente commossa davanti alle macerie e ai bimbi rimasti orfani”. Lo dicono i pm di Napoli, titolari dell’inchiesta sugli appalti per la sicurezza nella quale Iurato è indagata per turbativa d’asta, commentando una intercettazione telefonica con il collega Francesco Gratteri, datata 28 maggio 2010.

 

LE INTERCETTAZIONI

IURATO: Allora senti…sono andata…sono arrivata, subito mio padre, che è quello che mi da i consigli, quelli più mirati…

GRATTERI: Si lo so.

IURATO: …perchè è un uomo di mondo, saggio, dice: “…appena metti piede in città subito con una corona vai a rendere omaggio ai ragazzi della casa dello studente…”.

GRATTERI: Brava

IURATO: Eh allora sono arrivata là, nonostante la mia…cosa che volevo…insomma essere compita (fonetico)…mi pigliai, mi caricai questa corona e la portai fino a…

GRATTERI: Ti mettesti a piangere…sicuramente!

IURATO:Mi misi a piangere.

GRATTERI: Ovviamente, non avevo dubbi (ride).

IURATO: Ed allora subito…subito…lì i giornali: “le lacrime del Prefetto”.

GRATTERI: Non avevo dubbi (eh, eh ride).

IURATO: Ehhhhhhh (scoppia a ridere) i giornali : “le lacrime del Prefetto”.

GRATTERI: Non avevo dubbi (eh, eh ride).

IURATO: Poi si sono avvicinati i giornalisti: “perchè è venuta qua?”. Perchè voglio cominciare da qui, dove la città si è fermata perchè voglio essere utile a questo territorio. Punto.

GRATTERI: Eh.

IURATO: L’indomani conferenza stampa con tutti i giornalisti.

 

“E’ sempre fuorviante cogliere frammenti di lunghe conversazioni intercettate” commentano i legali dell’ex prefetto aquilano. “In oltre due anni di presenza sul territorio dell’Aquila ha dato prova di grande abnegazione e disponibilità senso del dovere nei confronti di quella realtà e dei suoi cittadini”.

 

L’ASSESSORE COMUNALE (allora presidente della Provincia) STEFANIA PEZZOPANE.

 La lettura delle intercettazioni dell’ex prefetto Iurato, mi ha colpito a tal punto da provocarmi un forte e doloroso senso di nausea. Ancora una volta, si dimostra che L’Aquila ed il terremoto sono stati, da troppi, trattati come un macabro teatrino, dove fingere dolore ed improvvisare lacrime, strumentalizzando bambini e vittime del terremoto. Noi che invece abbiamo pianto davvero, in un pianto collettivo di centomila persone, proviamo ribrezzo oltre che rabbia, per quello che ci tocca ancora sopportare. Non bastavano gli imprenditori Piscicelli e co. a ridere di noi. Non bastavano Letta e Berlusconi preoccupati, alla vigilia dei funerali di Stato, che Bertolaso li sistemasse in posizione utile da far vedere al mondo la loro sentita commozione. Ci mancava anche una donna, Prefetto, inviata dal governo Berlusconi, a far lacrime finte e a riderci sopra. Un orrore. Un prefetto appena insediato che deride gli aquilani e si gratifica che i giornalisti presenti abbiano titolato le sue lacrime. Insomma è lusingata di aver ingannato i giornalisti e la Città intera. E l’interlocutore, altro uomo dello Stato che si diverte insieme a lei sulla nostra tragedia. Un’ indecenza. Persone così non possono svolgere compiti pubblici. Si inginocchi lì dove ha versato lacrime finte e chieda perdono, se ne ha il coraggio, a quei bambini vittime del terremoto a cui ha dedicato il suo sarcasmo.

 


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