Da oggi partono i venti giorni previsti per legge al termine dei quali le dimissioni, se non ritirate, saranno irrevocabili. Che la Casini sia decisa a fare sul serio lo dimostra la richiesta inoltrata al presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, di ripensare quella decisione “scellerata” come è stata definita dallo stesso sindaco.
La prima cittadina ha chiesto al Premier di essere ricevuta a palazzo Chigi venerdì 29 dicembre: se il Governo confermerà la decisione il sindaco riconsegnerà la fascia tricolore direttamente nelle mani del primo ministro.
La Cgil prende posizione. La Cgil provinciale de L’Aquila contribuirà e parteciperà ovunque “le istituzioni, i comitati e la popolazione della Valle Peligna decideranno di manifestare la loro protesta e la loro indignazione per un provvedimento – la costruzione vicino Sulmona della centrale di combustione del gas della Snam, insieme al relativo gasdotto – che il Consiglio dei ministri ha deliberato nei giorni scorsi in questo lembo fragile e bellissimo dell’Abruzzo e della provincia aquilana”.
“Un’opera – si legge in una nota della Cgil – della cui localizzazione non ci convincono neppure le motivazioni contenute nella delibera governativa (si tiene in considerazione la rilevanza energetica e il carattere strategico dell’opera, necessaria per la sicurezza degli approvvigionamenti energetici a livello italiano ed europeo) perché c’erano e ci sono altre soluzioni per garantire le forniture energetiche, altri tracciati dove far passare il metanodotto e altre zone dove costruire in assoluta sicurezza una centrale di combustione del gas”.
“Localizzazioni e tracciati – si prosegue nella nota – che il governo e la Snam non hanno voluto prendere in considerazione nonostante le proteste dell’intera comunità provinciale (non soltanto della Valle Peligna) per i rischi che impianti così impattanti e pericolosi possono causare in un territorio a forte rischio sismico e molto delicato dal punto di vista geologico e ambientale. Rischi che evidentemente non rappresentano una priorità per le autorità politiche e i manager dell’energia, che non hanno voluto considerare localizzazioni diverse per costruire la centrale e un nuovo tracciato per il metanodotto, in zone meno esposte ai rischi naturali”.
“Un grande errore dunque, per rimediare al quale restano ormai una manciata di ore. Il governo e la Snam devono riesaminare il progetto e devono farlo in fretta anche perché il Parlamento è in via di scioglimento e la vicenda sarebbe rimandata a un futuro nebuloso. La Cgil dunque era e resta accanto alla popolazione e alle istituzioni locali, in tutte le iniziative che vorranno mettere in campo per scongiurare un’eventualità davvero piena di rischi e di incognite”.