Sulmona. È stata aperta questa mattina nella sala d’udienze del tribunale di Sulmona la camera ardente del generale dei carabinieri forestali Guido Conti, suicidatosi con un colpo alla tempia venerdì sera.
Da subito il palazzo di giustizia è diventato metà di pellegrinaggio. In tanti hanno voluto rendere omaggio alla salma del generale tra questi il procuratore della Repubblica Giuseppe Bellelli, il presidente del tribunale Giorgio Di Benedetto e i colleghi della forestale con i quali Conti ha condiviso gli anni passati al comando della stazione di Sulmona. Vicino alla bara la moglie Anna e le figlie Arianna e Federica e la sorella di Conti Silvia, comandante della sezione della Polstrada di Pescara.
La salma resterà in esposizione vino alle 20 di oggi quando la camera ardente sarà chiusa per essere riaperta domani mattina alle 9,00. Alle 13,00 la salma sarà traslata nella chiesa di Santa Maria della Tomba dove alle 15,00 si terranno i funerali.
Il comandante interregionale ‘Ogaden’ dei Carabinieri, generale di corpo d’armata Giovanni Nistri, e il generale Davide De Laurentis, vicecomandante del Comando unità per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare, oltre ai comandanti regionali e provinciali dei Carabinieri territoriali e forestali di Abruzzo e Molise, parteciperanno domani a Sulmona ai funerali del generale dei Carabinieri Forestali.
Ieri la figura di Conti è stata ricordata con commozione dal comandante della Legione Carabinieri Abruzzo e Molise, il generale di brigata Michele Sirimarco, nel Santuario di Santa Maria di Canneto a Roccavivara, durante la celebrazione della ‘Virgo Fidelis’, patrona dell’Arma dei Carabinieri, alla presenza di moltissimi militari dell’Arma, territoriali e forestali, in servizio e in congedo, provenienti dalle due regioni. Sirimarco ha sottolineato “l’entusiasmo operativo e l’orgoglio del generale Conti di appartenere alla nuova famiglia dell’Arma nell’incarico assunto a gennaio scorso di comandante regionale di Umbria e Molise, ricordando che proprio nell’Arma era entrato come Sottotenente di complemento prima di intraprendere la lunga militanza nel Corpo Forestale”.
“Apprendiamo con immenso dolore come la morte del nostro congiunto sia stata messa in relazione alla tragedia di Rigopiano. Stupisce che questa correlazione sia stata da taluno ipotizzata in assenza di qualsiasi collegamento diretto e indiretto tra l’attività svolta da Guido e le vittime di Rigopiano. Tutto ciò aggiunge dolore al dolore”. E’ quanto riferisce all’Ansa un familiare dell’ex generale Guido Conti.
In una delle due lettere ai familiari l’ex investigatore protagonista del processo sulla mega discarica di Bussi sul Tirino, aveva infatti scritto che “da quando è accaduta la tragedia di Rigopiano la mia vita è cambiata. Quelle vittime mi pesano come un macigno. Perché tra i tanti atti ci sono anche prescrizioni a mia firma. Non per l’albergo, di cui non so nulla, me per l’edificazione del centro benessere”.
L’autorizzazione si riferisce all’ok per la piscina e al rischio frana dell’impianto. Nella lettera Conti prosegue chiedendosi “Potevo fare di più? Nel senso potevo scavare e prestare maggiore attenzione in indagini per mettere intoppi o ostacolare quella pratica? Probabilmente no ma avrei potuto creare problemi, fastidi. Vivo con il cruccio”, conclude.
“Rigopiano è stato uno dei motivi che mi hanno convinto a lasciare il mio lavoro o a tentare di fare altro o a disinteressarmi di tutto questo. Non vivo, vegeto, facendo finta d’essere vivo”, si legge in un altro passaggio della missiva del generale.
“La pubblicazione del contenuto delle lettere, tuttora sconosciuto a noi familiari, ci lascia profondamente amareggiati e aggiunge dolore al dramma che ci ha colpito”, afferma il parente di Conti.