L’Aquila. ‘Il silenzio dei vertici della Asl aquilana da una parte, e della politica regionale dall’altra, è a dir poco assordante. Infatti, nonostante le continue denunce e sollecitazioni da parte della Fp Cgil provinciale sul delicato tema della sanità e sui problemi che quotidianamente vengono affrontati da ogni singolo operatore e ogni singolo utente, nulla è pervenuto in merito.
Le preoccupazioni sollevate ormai da mesi stanno trovando purtroppo conferma in questi giorni. Infatti si riscontra un’effettiva riduzione dei servizi sanitari, con tutte le conseguenze negative che tali riduzioni comportano nei confronti dei cittadini utenti del servizio sanitario pubblico’.
Lo affermano in una nota Francesco Marrelli, Anthony Pasqualone ed Angela Ciccone della segreteria Fp Cgil provincia di L’Aquila.
‘La notizia delle 24 assunzioni a tempo indeterminato e delle 23 a tempo determinato presso la Asl rischiano di essere una triste conferma di quanto già determinato dalla Asl della provincia dell’Aquila. “Casualmente” tale numero di assunzioni coincide numericamente con un blocco del turnover all’80%.
Infatti da una lettura delle deliberazioni del direttore generale della Asl, che quantificano in 120 unità la stima del personale posto in pensione nel corso del corrente anno, le predette assunzioni altro non sarebbero che un turnover reintegrabile pari al 20% del personale cessato dal servizio. Peraltro l’assunzione dei 24 dipendenti a tempo indeterminato e 23 a termine non è stato ancora comunicato alla Asl, che almeno per ora resta in attesa di autorizzazioni. Tutto ciò, ovviamente, genera condizioni di lavoro sempre più precarie, e se non fosse per la disponibilità di ogni singolo lavoratore si rischierebbe un inevitabile decadimento qualitativo e quantitativo delle prestazioni sanitarie.
A tutto questo si aggiunge l’ormai nota vicenda delle liste di attesa. Basti pensare, ad esempio, che per effettuare una mammografia i tempi di attesa superano, da informazioni assunte proprio sul sito della Asl, un anno. Oppure che una “TAC addome completo senza e con contrasto” è prevista non prima di marzo 2018. Oppure che 4000 esami di laboratorio analisi sono stati inspiegabilmente spostati dall’ospedale di Sulmona a quello di Avezzano, con le evidenti ripercussioni in termini di attività e carichi di lavoro. E ancora che per effettuare all’Aquila prestazioni di Riabilitazione neuromotoria, neurocognitiva, logopedia neuro psicomotoria, sia su bambini che su pazienti adulti gravi, i tempi di attesa superano l’anno e mezzo. E infine, ma non in termini di importanza, i disagi che sono costretti a subire sia gli utenti che i lavoratori del Pronto soccorso di Avezzano e comunque in tutti i nosocomi del territorio della provincia dell’Aquila’, insistono nella nota.
‘Insomma, come troppe volte annunciato il sistema sanitario pubblico è al collasso e ciò nonostante la stessa Regione Abruzzo, con delibera di giunta n. 645 del 20 ottobre 2016, nel rispetto della c.d. Legge di stabilità 2016 abbia stabilito che “Le Regioni… predispongono un piano concernente il fabbisogno di personale, contenente l’esposizione delle modalità organizzative del personale, tale da garantire il rispetto delle disposizioni dell’Unione Europea in materia di articolazione dell’orario di lavoro, attraverso una più efficiente allocazione delle risorse umane disponibili, in coerenza con quanto disposto dall’art. 14 della legge 30 ottobre 2014 n. 161”.
Pertanto, se da una parte gli indirizzi sono quelli appena riportati, dall’altra non solo non vengono rispettate le normative sull’organizzazione del lavoro ma ai lavoratori della Asl devono ancora essere riconosciuti diversi istituti contrattuali.
Infatti, solo per fare alcuni esempi, molti devono ancora usufruire delle ferie degli anni precedenti, non è stato più effettuato il pagamento per il lavoro straordinario svolto nei mesi di novembre e dicembre 2016, non è stato adeguato il valore dei buoni mensa, non hanno potuto effettuare le progressioni economiche orizzontali, ecc. In sostanza, da una parte si chiedono maggiori sacrifici avendo ridotto il numero dagli addetti, e dall’altra si comprime il diritto a vedersi riconosciuto quanto dovuto per il lavoro svolto.
Nell’attuale situazione di sofferenza sociale ed economica dell’intero territorio della provincia dell’Aquila le condizioni di criticità sinora descritte rischiano di ricadere esclusivamente sulle fasce più deboli della popolazione, che in molti casi rinunciano alle prestazioni sanitarie mentre, in altri, non potendoci rinunciare per gravità, si rivolgono altrove, anche e non ultimo a strutture fuori regione. In conclusione, la Fp-Cgil provinciale deve suo malgrado constatare che le prestazioni sanitarie vengono erogate sempre più in relazione alle compatibilità economiche e di bilancio dei soggetti che le erogano, anziché dalla effettiva necessità di chi le chiede e in dispregio dei diritti di chi le garantisce’, concludono i sindacalisti.