Se il terremoto che ha colpito l’Emilia avesse fatto tremare “il Molise, l’Abruzzo o altre Regioni del Sud Italia, allora la tragedia sarebbe doppia”. Il critico d’arte ha evitato il terremoto per caso: “sono passato a Ferrara verso le 2 – racconta – ero incerto se fermarmi o proseguire fino a Gorizia. Poi ho deciso di partire”. Ma se adesso l’Emilia fa i conti con crolli, morti e feriti, “l’aspetto positivo è che, come nel Friuli, la ricostruzione sarà rapida, mentre nel meridione sarebbe stata una catastrofe”. E questo perché “gli emiliani non staranno certo con le mani in mano, mentre in Abruzzo, all’Aquila – attacca – si vive d’inerzia, tutto è fermo come all’inizio, si aspetta solo che lo Stato faccia qualcosa e intanto ci si piange addosso”.
Anche sul patrimonio culturale, gravemente danneggiato dal sisma, in Emilia “il territorio interverrà sicuramente. Sono molto ottimista perché conosco la disponibilità psicologica emiliana, il senso civico, imprenditoriale, amministrativo. Insomma, non staranno fermi e sono convinto che tra un mese saranno già ripartiti. All’Aquila son passati tre anni – rincara la dose Sgarbi – ma è tutto esattamente come all’indomani del sisma. Stanno mani in mano, ad aspettare”.