Terremoto tre anni dopo: lo stato di salute della cultura aquilana

laquila_esternoL’Aquila. “Se tre anni vi sembran pochi” non è una declamazione poetica, ma il titolo di una conferenza tenuta a L’Aquila questa mattina dall’Associazione Bianchi Bandinelli nella sede del Museo Sperimentale d’Arte Contemporanea.

Un’affermazione che porta un seguito: il patrimonio culturale aquilano a tre anni dal terremoto, un focus sulla situazione del patrimonio storico – artistico alla vigilia del terzo anniversario dal sisma. L’associazione dedica alla questione del recupero dei beni culturali danneggiati dal sisma il suo terzo convegno, in quanto fin dalla fase emergenziale ha espresso interesse per la rinascita dell’Aquila e del suo territorio attraverso la diffusione di idee e di soluzioni guidate da un radicato senso del concetto di cultura in tutte le sue molteplici forme.

La conferenza è stata moderata da Marisa Dalai Emiliani, Vezio De Lucia e Umberto D’Angelo che hanno fatto delle riflessioni su due questioni di estrema urgenza per il capoluogo abruzzese: l’esistenza di una sperimentata e vantata metodologia di recupero dei centri storici che basa la sua ragion d’essere sulla Carta di Gubbio, che delinea i principi guida sulla salvaguardia e risanamento di questi centri e la mancanza di un piano programmatico per la gestione di tutto il patrimonio storico – artistico della città dell’Aquila.

Dalai si è espressa in termini di diritti negati ai beni culturali aquilani che tutt’oggi non hanno una prospettiva coerente ed organica che permetta di compiere un’azione di restauro puntuale nei loro confronti. Gli spunti di dibattito nascono dalla nuova fase di ricostruzione che la città dell’Aquila si appresta ad affrontare dopo il forum del 17 marzo, dove è stato presentato il documento dell’OCSE e dell’università di Groningen nel quale sono state rese note le linee guida dell’ordinanza disposta dal ministro Fabrizio Barca.

De Lucia ha espresso il suo dissenso verso il rapporto OCSE che non prende in considerazione il ripristino della periferia del capoluogo abruzzese ignorando “il disastro del progetto C.A.S.E. che ha distrutto il territorio aquilano e ne impedisce la ricostruzione”, concentrando invece le indicazioni sul centro storico pensato non come un organismo unitario, ma frammentato nei suoi monumenti d’interesse. Il documento OCSE, ha continuato Dalai “è un progetto ispirato a principi distanti dalla realtà dell’Aquila”, la proposta di creare palazzi che conservino della storicità e della memoria artistica solo la facciata, per erigere dietro questo simulacro un edificio che veicoli le più alte soluzioni ingegneristiche e architettoniche. Continuando sull’analisi dell’operato relativo ai beni culturali a tre anni dal sisma, la Dalai ha espresso la sua opinione sulla gestione dell’emergenza da parte dell’uscente Vice Commissario delegato per la tutela dei Beni Culturali Luciano Marchetti, affermando che “la logica dominante è stata di carattere puntiforme”, individuando cioè delle emergenze monumentali significative e di propaganda isolate nella loro criticità. Non c’è stata a L’Aquila, secondo la Dalai, una pianificazione degli interventi basati su una scala di priorità e di esigenze che gli stessi beni sia mobili che immobili richiedono nella loro condizione di danno, che invece è stata risolutiva dopo i terremoti dell’Irpinia, delle Marche e dell’Umbria. Umberto D’Angelo ha sottolineato l’importanza del passaggio di consegne dal Vice Commissario al Ministero per i beni e le attività culturali nella sua espressione territoriale della Direzione Regionale, per far tornare l’ordinarietà nella gestione del patrimonio e riconsegnare alle soprintendenze l’egemonia che gli spetta in materia di beni culturali. Coinvolto direttamente nella gestione del patrimonio culturale è l’assessore ai Beni Culturali del Comune dell’Aquila Vladimiro Placidi, che ha ribadito l’impegno del Comune, nonostante le insufficienti risorse economiche ed umane, nel portare avanti il loro lavoro di rilevamento del danno sulle unità edilizie di proprietà comunale con valore storico – artistico.

L’illustre storico dell’arte Ferdinando Bologna si dice preoccupato della condizione delle opere d’arte e dei beni librari vittime del terremoto aquilano che giacciono in depositi da ormai tre anni o vengono impropriamente trasferite in altri luoghi dai quali forse non faranno mai ritorno. E’ questa la situazione del patrimonio culturale dell’Aquila a tre anni dal sisma delineata dagli intervenuti che si augurano che, con la fine dell’emergenza e il ripristino delle funzioni per le istituzioni locali e nazionali, ci sia la volontà di lavorare secondo un programma congiunto e condiviso.

 

Paola Marulli


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