L’Aquila. Un danno, una beffa, un oltraggio. Maria Grazia Piccinini, mamma di una delle vittime del crollo del palazzo di via Campo di Fossa nel sisma dell’Aquila del 2009, non trova altre parole per definire la richiesta, da parte dello Stato, di avere indietro le provvisionali versate ad alcuni famigliari di vittime del sisma dopo il processo di primo grado alla Commissione Grandi Rischi.
“Siamo rimasti tutti quanti molto colpiti perché si ha l’impressione di aver subito un ulteriore danno, una beffa: abbiamo partecipato alla causa, un condannato c’è stato, se in primo grado le provvisionali ci sono state date è perché è stato riconosciuto un nesso causale con la morte dei nostri familiari – osserva all’Adnkronos Piccinini – E l’assoluzione di alcuni di loro è stata poi fatta per insufficienza di prove”.
“All’Aquila è arrivato un fiume di soldi, ma per le vittime nulla se non facendo cause – osserva – A L’Aquila chi ha perso casa, auto, ha dovuto traslocare, ha fatto una domanda e si è visto rimborsato, ma a noi che abbiamo avuto vittime lo Stato non ci ha detto ‘ti voglio ristorare’.
Sarebbe stato un simbolo, aspettavamo un simbolo – spiega – chi è andato via non può più tornare e non ci sarà cifra che potrà sostituirlo, ma siamo ora su un livello simbolico: lo Stato fa delle citazioni in giudizio, penso si sia superato il limite”.
“Ci si sente schiacciati – racconta – A te povero cittadino, che hai vissuto e vivi ogni giorno quella perdita, sembra che lo Stato stia contro. Oltre il danno ti senti oltraggiato e beffeggiato, viviamo un grave e profondo disagio”.
Le famiglie, oltre ad agire sul piano legale, sono pronte a mobilitarsi: “Cercheremo di coinvolgere e sensibilizzare anche parlamentari del luogo”, conclude.