L’Aquila. Una ricostruzione e un rilancio sociale ed economico tra luci e ombre: è questa l’immagine dell’Aquila e del suo circondario a otto anni dal terremoto che, alle 3:32 del 6 aprile 2009, sconvolse un vasto territorio, seminando distruzione e dolore e causando la morte di 309 persone e il ferimento di oltre 1.500.
La ricostruzione privata, quella cioè degli appalti affidati direttamente dai cittadini, è a buon punto, segna il passo quella pubblica, mentre i segnali di ripresa economica e sociale sono ancora insufficienti.
I nuovi terremoti che nei mesi scorsi hanno colpito l’Italia centrale, tra cui l’Abruzzo con le province di Teramo e L’Aquila seriamente danneggiate, hanno rigettato la popolazione in una condizione di paura, oltre a causare nuovi danni e sovrapposizioni di norme con interventi a due velocità in riferimento a due sismi che si inseriscono in due diversi momenti storici del Paese.
Non fa bene al morale della popolazione il fatto che, alla certezza dei fondi per la ricostruzione post-terremoto dell’Aquila, non coincida quella dei terremoti recenti: altro contraccolpo per l’Abruzzo la carenza di risorse per il funzionamento degli uffici che processano le pratiche, fatto, questo, che ha portato alla chiusura di alcuni di essi e a mesi senza stipendio non solo ai precari.
Un consuntivo a luci e ombre anche per il sindaco del sisma, Massimo Cialente, non ricandidabile alle elezioni di giugno che coincidono con l’ottavo anniversario del terremoto al quale danno un significato ancora più importante.
“Lascio in eredità un progetto di città esaltante. Anche se provo un dolore estremo nel non veder realizzate le scuole, o il Masterplan di piazza d’Armi, o a vedere ancora i binari della mai realizzata metropolitana di superficie”, spiega il sindaco che non risparmia critiche: “Come si fa ad affrontare gli ultimi terremoti senza fare tesoro dei precedenti? Se fossero venuti a vedere all’Aquila come sono state fatte le cose…”.
Nella fiaccolata della scorsa notte in memoria delle vittime, alla quale hanno partecipato delegazioni di Amatrice e Accumoli e della Terra dei fuochi, hanno prevalso comunque commozione e dolore.
Le stime fatte dall’ufficio speciale per la ricostruzione dell’Aquila (Usra) e dall’ufficio speciale per la ricostruzione dei comuni del cratere (Usrc), in funzione dal 2013, come alcuni numeri, fanno pensare positivo: il completamento nel comune dell’Aquila di centro storico e frazioni più importanti, è prevista per il 2020, quella dell’intero territorio comunale nel 2022, nei 56 comuni del cratere entro il 2025.
All’Aquila, lo stato di avanzamento dei lavori rispetto al totale dell’importo richiesto, circa 10 miliardi di euro, è del 54% nel centro storico e dell’84% nella periferia. Nel cratere è di 1,7 miliardi di euro la somma impegnata e ammessa a contributo a fronte dei circa 4,2 che si stima serviranno complessivamente.
Tra i casi che fanno discutere due “grandi incompiute” come palazzo Margherita, sede del comune dell’Aquila, che ha da anni il finanziamento con una gara espletata da tempo, ma con i lavori mai iniziati, e la frazione di Paganica, la più popolosa, dive sono partiti appena 16 cantieri con il centro storico nel quale le macerie la fanno ancora da padrone.