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Università L’Aquila, maxi affitti: assolti ex Rettore e Direttore

L’Aquila. Il Tribunale dell’Aquila ha assolto con formula dubitativa “perché il fatto non costituisce reato” l’ex rettore dell’Aquila Ferdinando Di Orio, l’ex direttore amministrativo dello stesso ateneo, Filippo Del Vecchio, e con quella dello stesso valore, “per non aver commesso il fatto”, l’imprenditore aquilano Marcello Gallucci.

E’ la sentenza del processo penale, in corso da molti anni, sui canoni che sarebbero stati gonfiati per affittare il capannone che era dell’azienda Optimes, nella periferia Ovest del capoluogo, dove vennero ricollocate la facoltà universitarie di Ingegneria ed Economia che avevano avuto le sedi distrutte dal sisma del 6 aprile 2009.

L’accusa per i tre era di abuso d’ufficio aggravato: anche il pm David Mancini che aveva chiesto il rinvio a giudizio con accuse molto precise nella requisitoria aveva chiesto l’assoluzione con formula dubitativa perché, pur ribadendo i costi lievitati e alcune illegittimità amministrative, per esempio la stima dei costi chiesta all’Ute (ora Agenzia del territorio) dopo la stipula dei contratti di affitto, citando una sentenza della Suprema Corte il rappresentante dell’accusa ha sostenuto che non poteva chiedere la condanna perché non sono emerse prove del passaggio di denaro. Il processo sarebbe comunque andato in prescrizione.

La vicenda resta ancora aperta a livello di magistratura contabile, con la procura della Corte dei conti che chiede 538 mila a Di Orio e a Del Vecchio per i costi sostenuti per l’affitto. Di Orio, come fatto oggi, ha sempre respinto ogni accusa formulata dal pm, affermando di aver firmato atti per far rimanere l’università all’Aquila dopo il terremoto e salvarla “contro la carità pelosa che ci veniva offerta”, ovvero l’ipotesi di uno spostamento in altre sedi dopo la distruzione del sisma. Nel corso degli anni ci sono state polemiche per la mancata presentazione dell’Università come parte civile, condizione che è stata negata ad inizio processo anche ad una associazione legata a professori universitari. Tra le altre contestazioni agli imputati, ora cadute con l’assoluzione, il fatto che l’Ateneo si sia impegnato a versare alla Gallucci un sovrapprezzo di 699 mila euro l’anno per 4 anni, che fanno oltre 2,5 milioni di euro, per rimborsare il suo intervento di adeguamento della struttura per renderlo funzionale a ospitare le facoltà universitarie, senza regolare bando di gara necessario per quegli importi.

E tutto questo corrispondendo anche, a titolo di cauzione, la somma di 1 milione di euro, superiore alla quota massima di 310 mila euro, pari a 3 mensilità, e procurando dunque alla Gallucci un ingiusto vantaggio patrimoniale e all’Università un danno di oltre 5 milioni di euro.