‘Gli eventi sismici del “24 agosto 2016”, “26-30 ottobre 2016” e le ultime scosse del “18 gennaio 2017”, hanno riaperto uno stato di ansia e senso di pericolo tra la cittadinanza già provata dagli eventi tristemente noti del “6 aprile 2009”.
Rari danni alle abitazioni già riparate, riguardanti più che altro lesioni e distacchi delle tramezzature, hanno ben poco interessato le strutture portanti, ma sicuramente risvegliato l’assopita paura sulla cittadinanza in generale.
Allarmismi infondati (?) su altre imminenti scosse hanno fatto sì che la politica intervenisse, giustamente, con una serie di misure cautelative che hanno interessato la riapertura di alcune zone di raccolta ma in particolare la chiusura per qualche giorno delle strutture scolastiche interessate dagli eventi sismici in Regione.
Da informazioni pubblicate sui quotidiani e presenti nel web, si rileva che il sisma del 26-30 ottobre c.a. non ha provocato nessun danno alle strutture scolastiche; situazione inversa con le successive sequenze del 18 gennaio 2017, a seguito delle quali vari edifici scolastici regionali sono stati chiusi per danni strutturali.
È importante il dato pubblicato il 1 febbraio 2017 (fonte 6aprile.it) dal quale si evince lo stato di inagibilità degli edifici scolastici nella Regione:
Pescara 12 su 23; – Teramo 70 su 194; – L’Aquila 13 su 75; Chieti non pubblicato –
Giustificato il timore cittadino sullo stato di sicurezza delle “scuole” per gli eventi sismici occorsi, generando, questi ultimi, una sorta di psicosi sociale di timore e di insicurezza sulle strutture accoglienti i propri figli.
Grande sforzo della Politica per dare al Cittadino quella tranquillità psicologica finalizzata al buon “vivere sociale” e quindi: programmazione di interventi per “Verifiche di Agibilità”, “Rilievo del Danno “, “Analisi Economica per la Progettazione del Recupero” delle strutture stesse.
È in particolare su questo punto che si ritiene doveroso riflettere sull’intervento da attuare per il recupero stesso degli immobili scolastici; riflessione che va sicuramente inserita in una programmazione di interventi che vada oltre il recupero edilizio, finalizzato alla ristrutturazione degli immobili stessi; che valuti anche l’attuale situazione sociale, che tenga conto anche dello stato di nascite e quindi di uso degli edifici scolastici stessi’, si legge in una nota del Consiglio.
‘In una visione più ampia e una valutazione di una nuova “Pianificazione del Territorio”, un migliore “Disegno Urbanistico” delle città, una nuova predisposizione del “Piano Traffico e Trasporti Urbano”, una miglior visione delle aree di “Completamento Urbano”, un decongestionamento dell’immediato “Centro Urbano”, una miglior psicologia del “Buon Vivere Cittadino”, si potrebbe pensare, finalizzata ad una valutazione economica, quanto possa incidere il costo della riparazione di ciascuna sede scolastica, con osservanza delle attuali normative per il raggiungimento di sicurezza strutturale dell’immobile (60% anche per le strutture pubbliche?), e quanto invece possa essere conveniente economicamente, ma in particolare a livello psicologico, la delocalizzazione delle strutture stesse realizzate con rispetto delle ultime normative antisismiche, con materiali eco-compatibili, a risparmio energetico, che valutino lo spostamento su trasporto urbano, che possano essere di completamento di quelle aree oggi interessate dal maggior numero di residenza dei cittadini, che valutino la possibilità di accorpamento modulare di altre strutture scolastiche che, per necessità demografica, debbano aumentare o diminuire (come attualmente succede) i propri studenti.
Per i piccoli Comuni e le Frazioni interne sarebbe sicuramente conveniente l’accorpamento in una più moderna e sicura struttura, asservita da infrastrutture e trasporti pubblici, che non riparare e mantenere in vita edifici che per la decrescita demografica non hanno più la forza di vita di altri tempi.
Si potrebbe pensare ad una delocalizzazione assistita, dove, l’impresa incaricata ai lavori, realizzi una struttura provvisoria per il periodo della durata dei lavori stessi.
Si potrebbe valutare anche la possibilità di ottenere finanziamenti europei per tali obiettivi; la realizzazione di tali progetti potrebbe dare al nostro Territorio un ruolo di grande rilievo sociale nazionale; attrarre nuove fonti economiche di investimento perché, nella ricostruzione d’avanguardia si possono creare i presupposti di incontri di studio e quindi di turismo intellettuale; si potrebbero creare i presupposti per l’incremento demografico in quanto si sta procedendo ad un ricostruzione precisa e sicura capace di dire all’Italia intera che da noi si vive tranquilli’, concludono i geometri.