L’Aquila, inchiesta Palazzo Centi: altri 4 indagati

Si arricchisce di un nuovo capitolo l’indagine sull’appalto per la ricostruzione post-terremoto di palazzo Centi a L’Aquila, sede della Giunta regionale, uno dei tre filoni dell’inchiesta della procura della Repubblica del capoluogo su una serie di appalti gestiti dalla Regione.

 

Un filone in cui non è indagato il governatore D’Alfonso.

Per Palazzo Centi, oggi, all’atto della proroga delle indagini, dopo i sette di ieri, sono stati notificati altri quattro avvisi di garanzia. Sono rivolti all’ex dirigente del ministero dei Beni Culturali Berardino Di Vincenzo, ora inpensione, al figlio Giancarlo, tecnico progettista, e agli imprenditori Giancarlo Di Persio e Mauro Pellegrini, titolari dell’impresa Dipe, già finiti nei guai in due precedenti inchieste, una in particolare su presunte mazzette nella ricostruzione privata.

 

L’accusa è di induzione indebita a dare o promettere utilità, la cosiddetta “concussione depotenziata”. Secondo l’accusa, Berardino Di Vincenzo avrebbe indotto i due imprenditori a stipulare una consulenza con il figlio Giancarlo, incaricato di stilare il progetto con il quale la Dipe ha partecipato al bando di gara del valore di 13 milioni di euro per palazzo Centi, che si è aggiudicato la ditta General Costruzioni di Venafro con un ribasso del 35%. In cambio, sempre secondo la procura dell’Aquila, Di Vincenzo avrebbe assicurato un interessamento per la gara alla luce dei suoi buoni rapporti con il governatore.

 

Ieri su questa commessa pubblica, caratterizzata da ritardi e cambi di commissione di gara, erano stati notificati sette avvisi di garanzia a funzionari regionali, professionisti esterni e un imprenditore con l’accusa di corruzione, turbativa d’asta e abuso d’ufficio. Secondo la procura e i carabinieri del nucleo operativo ecologico (Noe), ci sarebbe stato il tentativo di favorire la Iciet Engineering di Castelli, che è arrivata terza nella gara.

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