Folla commossa per i funerali di quattro vittime della tragedia di Campo Felice

L’Aquila. Con le note dei cori del Cai, della Portella e di Collemaggio è iniziato nella chiesa di San Bernardino in piazza d’Armi, la cerimonia funebre di 4 delle 6 vittime dell’incidente che ha coinvolto un elicottero del 118.

Ultimo saluto a Walter Bucci, 57 anni, medico rianimatore del 118 Asl dell’Aquila, Davide De Carolis, tecnico dell’elisoccorso del soccorso alpino e consigliere comunale di Santo Stefano di Sessanio, Giuseppe Serpetti, infermiere, Mario Matrella, verricellista.I funerali di Giamarco Zavoli ed Ettore Palanca, invece, si sono tenuti rispettivamente a Rimini e Roma.

 

Le persone decedute martedì scorso che si trovavano a bordo dell’elicottero del 118 schiantatosi su monte Cefalone, “hanno già il passaporto per il Paradiso. Sono morti per un gesto di altruismo. Sono figli coraggiosi della nostra terra, ci inchiniamo di fronte al gesto di abnegazione che hanno compiuto”.

E’ uno dei passaggi dell’omelia dell’arcivescovo dell’Aquila, monsignor Giuseppe Petrocchi, che oggi ha celebrato il rito funebre nella chiesa di San Bernardino di piazza d’Armi colma di gente, mentre all’esterno erano assiepate una moltitudine di persone, più di mille, che hanno seguito la cerimonia religiosa da un maxi schermo. Presente anche il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, a L’Aquila per testimoniare la vicinanza del Governo e del Paese ai parenti delle vittime e alla comunità dei soccorritori.

“Siamo riuniti nel nome di Gesu’ – ha detto Petrocchi – per piangere questi fratelli morti tragicamente mentre svolgevano un’operazione di soccorso. Preghiamo per i loro familiari, per i loro amici. Ora i nostri fratelli vivono accanto a te Signore”.

L’arcivescovo ha ringraziato per la loro presenza il ministro Pinotti, il vice presidente del Csm Legnini, il presidente della Regione Abruzzo D’Alfonso e il presidente della Regione Puglia Emiliano, presenti con tutte le istituzioni aquilane. Il presule ha manifestato “stima e affetto in particolare verso il soccorso alpino e il 118”. “Uomini morti nell’adempimento della loro missione. Si avverte un dolore forte, pervasivo, che avvolge i parenti delle vittime ma anche la comunità ecclesiale. Registriamo attoniti il susseguirsi di eventi traumatici che si abbattono sul nostro territorio e sulla nostra gente. Perché?”, si è chiesto il presule. No ha risposte banali – e fuorvianti – ha detto – occorre restare ancorati alla fede davanti al mistero. Solo Dio sa. Il Signore ci assicura che la vita divina donataci rimane anche dopo la morte. La vita non e’ tolta ma trasformata. La morte è dolorosa, ma anche un ingresso nella patria celeste. Dio e’ fonte infinita di gioia e serenità. Per i nostri cari fratelli c’è una grande ricompensa nei cieli. In questi giorni crocifissi – ha proseguito Petrocchi – Dio parla abruzzese. La nostra gente è tenace, mai piegata per le avversità, ha sempre trovato la forza di rialzarsi, di riniziare e ricostruire meglio di prima”.

Quindi un monito alle istituzioni: “occorre porre la massima cura per evitare atrofie burocratiche contro le furie naturali. Questi corpi risorgeranno, a noi il compito di prendere il testimone di questi fratelli”. L’arcivescovo ha poi voluto rivolgere un “sentitissimo grazie al presidente Mattarella”, che nella sua visita di ieri alla camera ardente “ha portato conforto ai familiari delle vittime e venendo a L’Aquila ha fatto venire qui tutta l’Italia”.

Sull’altare si sono poi susseguiti brevi ricordi dei familiari delle vittime: toccante quello di Maria Chiara Bucci, figlia del medico del 118: “Sono fiera di mio padre, per me eri un eroe, morto da eroe. Ti manderò un bacio col vento, so che lo sentirai”. La giovane ha quindi ringraziato i sanitari della Asl e i soccorritori. “Continueremo a volare per voi e con voi, ciao ragazzi”, ha detto un rappresentante dell’elisoccorso dell’Aquila.

“C’e’ ancora posto nel nostro cuore per questo nuovo dolore?. Perché e’ cosi’ grande e forte?”, si e’ chiesto il sindaco Massimo Cialente. Ho pensato che questo dolore sia legato alle divise che portavano i soccorritori, quelle che ogni volta che noi vediamo proviamo sollievo. Noi – ha osservato il primo cittadino – abbiamo riscoperto che in questa società esiste una parte di noi che tutti i giorni offre il loro volontariato”. Il sindaco ha infine annunciato che sara’ intitolata una via o un piazza alle vittime quale insegnamento per i giovani. Monsignor Petrocchi, al termine delle esequie, ha baciato le bare: “dico a loro il nostro grazie”.

All’esterno, intanto, il nuovo elicottero dell’elisoccorso del 118, proprio prima che finisse la Messa, ha brevemente volteggiato sulla chiesa e dalla folla si è  levato un forte applauso, così come quando sono usciti i feretri: scrosci di mani intensi, sentiti, per dare l’addio a chi ha immolato la propria vita nell’adempimento del proprio dovere. Un vero e proprio inchino ha chi dato la proprio vita per soccorrere e salvare quella degli altri.

L’ultimo saluto dell’Aquila, del Gran Sasso, di amici e familiari a Walter, Davide, Giuseppe e Mario.

 

 

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