A sottolineare la “grave situazione dell’azienda, che ha sede all’Aquila, anche alla luce del sequestro operato di recente dalla magistratura e della nuova perquisizione della Finanza”, sono il Segretario Cisl della provincia dell’Aquila, Paolo Sangermano, e il Coordinatore Fim provinciale, Giampaolo Biondi, che avvertono:
“Apprendiamo che i vertici aziendali, tramite i legali di riferimento, hanno chiesto la revoca della misura, pur ammettendo alcuni errori procedurali dovuti alla complessità della legislazione in materia di smaltimento dei rifiuti”.
Ma il timore, espresso dalla Cisl, è che “lo stop imposto dal sequestro dello stabilimento, nel quale al momento operano solo 23 lavoratori, 11 provenienti dall’ex polo elettronico e 12 neo assunti, possa far sfumare l’intera operazione concordata con le organizzazioni sindacali.
L’Accord Phoenix”, sottolineano Sangermano e Biondi, “a gennaio avrebbe dovuto dare il via al piano di riassunzioni, che prevedeva il reintegro, entro giugno, di sessanta lavoratori, per arrivare gradualmente, nel prossimo biennio, a coprire la pianta organica, con 129 assunzioni”.
Lavoratori che provenivano dalle ex aziende del polo elettronico: Finmek Solution, Intercompel, Fida, PA Service e che da mesi sono in mobilità. “Se dovesse saltare l’intera operazione”, dichiarano Sangermano e Biondi, “per le maestranze dell’ex polo elettronico, che da circa un anno non percepiscono alcuni sussidio, non ci sarebbe possibilità di reinserimento nel ciclo produttivo”.
La Cisl rivolge un appello alla Regione “che a fine dicembre avrebbe dovuto riunire un tavolo di concertazione con azienda e sindacati. Al momento”, concludono Sangermano e Biondi, “non abbiamo notizie. Sollecitiamo la Regione ad attivare un confronto immediato sulle sorti dell’azienda e dei lavoratori, visto che a marzo prossimo scadranno anche le ultime mobilità. Questa vicenda colpisce particolarmente in quanto gestita direttamente dalla politica locale, sottoposta a controllo e supervisione di organi pubblici e, pertanto, inspiegabile”.
L’inchiesta, avviata dalla Procura su presunti reati ambientali, ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati del direttore generale dell’Accord Phoenix, Francesco Baldarelli, e del responsabile della produzione, Jorgen Hansen.