Avezzano, imprenditore si difende dopo sequestro beni per 500mila euro

Avezzano. Si difende l’imprenditore marsicano al quale ieri la Guardia di Finanza di Avezzano aveva sequestrato beni mobili e immobili per un valore di 542.431 euro.

Secondo le indagini l’uomo con una serie di accorgimenti finanziari avrebbe reso inefficace la procedura di riscossione coattiva avviata da Equitalia nei suoi confronti in seguito al mancato pagamento di una cartella esattoriale pari all’importo sequestrato.

L’imprenditore, che ha redatto un comunicato stampa, sostiene di non aver fatto nulla di irregolare e che bonifici bancari e altre operazioni sono state compiute “solo al fine del mantenimento delle proprie figlie minori e alla corresponsione di ratei di mutuo relativo ad un immobile sul quale le stesse bambine – dice l’imprenditore – hanno un pieno diritto di abitazione e il mancato pagamento di tale debito avrebbe causato la perdita della casa, oggetto, inoltre, del sequestro di ieri.

Per gli inquirenti – si legge nella nota – il versamento di somme alla madre dei propri figli, considerato che non intercorre ne’ un rapporto di coniugio e tantomeno una convivenza, di un assegno mensile di mantenimento e’ ‘Sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte’ ed ancora più risulterebbe reato il pagamento di fatture delle utenze relative all’abitazione dove risiedono le minori, senza voler ragionare sul fatto che una donna che riceve un assegno di mantenimento possa aver commesso il reato di riciclaggio.

La commissione di un reato – scrive l’imprenditore – si instaura nel fatto di voler mantenere le proprie figlie e pagare, per il tramite della loro madre, le ‘bollette’ della luce e del gas.

Le somme versate non sono assolutamente servite all’acquisto di auto di lusso – precisa – ma solo ed esclusivamente a vantaggio di bambine minorenni. Nessun comportamento è stato posto in essere al fine di eludere o sottrarre somme ad una esecuzione di Equitalia in quanto si parla di una cartella esattoriale del lontano 2010 relativa a verifiche fiscali del 2001-2003, ed è inspiegabile come solo oggi diventa reato pagare le ‘bollette’ dell’abitazione delle proprie figlie.

Deve essere, inoltre, precisato – si legge ancora nel comunicato – che già un immobile dal 2013 è oggetto di aggressione per la stessa cartella esattoriale sia in sede penale che civile, e per la stessa cartella si aggrediscono, oggi, altri beni di ingente valore.

Nelle opportune sedi giudiziarie sarà data prova, prima ancora dell’inesistenza delle accuse avanzate dagli inquirenti, della errata esecuzione dello stesso decreto di sequestro emesso dalla dott.ssa Proia che disponeva in capo alla società un blocco per l’importo pari a 99.000 euro che è stato trascritto su un immobile di ingente valore per la diversa somma di 475.741,78 euro, creando enormi danni; a questo punto – osserva l’imprenditore – sarebbe interessante capire se è stato un mero errore del P.M. richiedente o della Guardia di Finanza, come esecutore materiale, o diversamente una espressa volontà.

Solo a titolo di cronaca – è scritto infine nella nota – si precisa che il sottoscritto non è più imprenditore del settore petrolifero da vari anni ed ancora di piu’ non risiede in Italia”. L’uomo firma il comunicato con nome e cognome che l’Agi pero’ non cita per la tutela dei suoi figli minorenni.

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