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L’Aquila, condizioni di lavoro precarie per case famiglia ex Piccola Opera Charitas

L’Aquila. “La situazione della sanità aquilana versa ormai da troppo tempo in condizioni di precarietà, ma quello che accade alle strutture delle case famiglia ex ‘Piccola Opera Charitas’ (oggi gestite dalla della Asl, compreso il personale) ha dell’incredibile”.

Lo hanno dichiarato Francesco Marrelli ed Anthony Pasqualone, della segreteria provinciale della Fp-Cgil, precisando che “a nulla sono valse, fino ad oggi, le numerosissime rimostranze e gli incontri svolti, le diffide e le lettere scritte dai sindacati e dai lavoratori in merito a turni di lavoro massacranti, al mancato rispetto delle norme contrattuali e di legge, alla mancanza di una gestione efficace ed efficiente e alla precarietà del personale, che viene dismesso senza alcuna previsione di sostituzioni, ed ancora all’obbligo di lavoro straordinario senza preventiva richiesta e autorizzazione, il più delle volte inutile e dannoso per le casse erariali, ai tabulati di servizio incoerenti, ai doppi turni lavorativi dovuti a carenza di personale, alle mansioni improprie ecc”.

Secondo i due sindacalisti della Cgil “la questione grave è che nessuno si cura di ‘mettere ordine’. Le case famiglia dell’ex POC sono l’ultima residuale realtà del Presidio Pubblico Multizonale di Riabilitazione, istituito con la coraggiosa legge regionale del 1984 che, riconoscendo la validità dei servizi offerti dalle numerose case famiglia aperte due anni prima della legge Basaglia dalla Piccola Opera Charitas, le pubblicizzava con una pianta organica ben definita e attribuendo al servizio una multizonalizzazione che era il fiore all’occhiello della sanità abruzzese e non soltanto: questo era quello che si intendeva fare con la pubblicizzazione e quello che tutti gli operatori si aspettavano dalla Asl. Invece il declino dell’assistenza è cominciato proprio allora, perché un modello socio-assistenziale di così elevata qualità doveva essere accompagnato da un elevato livello gestionale. Purtroppo i risultati non sono stati quelli auspicati, infatti le case famiglie sono ormai ridotte al lumicino, con personale sotto organico rispetto alla necessaria dotazione. La cinica previsione di far quadrare i conti non può gravare sulla pelle dei lavoratori e soprattutto sulla qualità del servizio a discapito degli ospiti delle Case famiglia, che invece ha ancora più bisogno di un’erogazione di servizi integrata sia dal punto di vista sociale che sanitario. La misura ormai è colma, vogliamo che emergano le responsabilità in ordine alle criticità organizzative.

Dunque la Fp-Cgil dell’Aquila chiede “immediatamente il ripristino delle normali condizioni lavorative e la verifica del fabbisogno di personale idoneo a un’ottimale e adeguata erogazione del servizio. Annunciamo quindi il ricorso a tutti gli enti competenti, e in specie all’Ispettorato del Lavoro, per una verifica sulla regolarità delle turnazioni e sull’utilizzo del lavoro straordinario anche alla luce delle ormai note vicende risarcitorie sui turni ‘massacranti’ del personale tecnico e sanitario”, concludono Marrelli e Pasqualone.