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L’Aquila, casa dello studente San Carlo Borromeo: l’Udu diffida il Comune

L’Aquila. L’Unione degli universitari dell’Aquila, attraverso i suoi avvocati, ha inviato una formale diffida nei confronti del Comune dell’Aquila, ed in particolare del Sindaco e dei Dirigenti competenti in materia di Ripianificazione e Urbanistica e di Bilancio e Patrimonio, per chiedere formalmente che vengano presi provvedimenti rispetto alla vicenda della Casa dello Studente San Carlo Borromeo.

L’Udu ricorda che la struttura è stata realizzata con fondi pubblici, secondo modalità definite dall’accordo di programma stipulato il 16 giugno 2009 firmato dal Comune dell’Aquila, la Regione Abruzzo, Regione Lombardia, Provincia dell’Aquila, Dipartimento di Protezione Civile e Curia Arcivescovile dell’Aquila.

La struttura è stata realizzata a “beneficio” del Comune dell’Aquila, che ne trasferisce l’uso alla Regione Abruzzo affinché la stessa “attraverso le sue articolazioni provveda alla relativa gestione”.

La Regione Abruzzo ha trasferito, nonostante l’Accordo di Programma, la gestione della struttura alla Arcidiocesi dell’Aquila la quale, a sua volta, l’ha trasferita ad un privato, la Fondazione Giorgio Falciola, che gestisce la residenza in maniera privatistica.

Il Comune è stato più volte sollecitato ad intervenire affinchè si garantisse il rispetto dell’Accordo di Programma e l’Assessore Stefania Pezzopane, nel settembre scorso, garantì un suo intervento diretto.

Il Consiglio Comunale ha, inoltre, approvato una mozione, circa un anno fa, con la quale si sollecitava il Sindaco e la Giunta Comunale ad intervenire per il rispetto delle modalità gestionali previste dall’Accordo.

“I mesi passano inutilmente” si legge ancora nella nota “e anche il secondo anno accademico post-sisma si chiuderà con la gestione privatistica da parte della Curia di un bene pubblico, costruito con soldi pubblici. E’ insopportabile che, alla Regione e alla Curia, che hanno costruito un patto a due in violazione dell’Accordo di Programma, si aggiunga anche il Comune, che fa scorrere i mesi con la strategia dello struzzo, nascondendo la testa sotto la sabbia e di fatto divenendo corresponsabile delle azioni di Regione e Curia. Ricordiamo che fu possibile costruire la Residenza con fondi FAS perché la stessa sarebbe andata a beneficio dell’Ente pubblico Comune dell’Aquila e che si riscontrano gravi inadempienze del Comune sia sul fronte della tutela del suo patrimonio pubblico, sia del rispetto di un accordo di programma che ha permesso, solo in virtù della programmata gestione pubblica, una grande variazione urbanistica tale da rendere edificabile un terreno altrimenti agricolo. Sono passati ormai, nel silenzio assordante di tutte le istituzioni, oltre 500 giorni dall’inizio di questo scempio, pertanto siamo stati costretti a diffidare formalmente il Comune dell’Aquila affinchè assuma i provvedimenti atti ad ottenere il rispetto dell’accordo di programma o a procedere a tutela di quello che dovrebbe essere a tutti gli effetti un suo patrimonio, anche riacquisendo l’uso della struttura in considerazione delle violazioni dell’Accordo messe in atto dalla Regione Abruzzo e dalla Curia dell’Aquila. Senza novità rispettose dell’indispensabile gestione pubblica, ci troveremo costretti a procedere sia in sede penale che contabile per l’accertamento delle responsabilità”.