L’Aquila “Ma allora perché non fate lavorare Iannini?”.
A intimare così al telefono con un avvocato di un consorzio di ricostruzione è il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, e questa è l’intercettazione telefonica che lo ha messo nuovamente nei guai, come si legge nell’avviso di conclusione delle indagini che gli ha recapitato qualche giorno fa la procura della Repubblica del capoluogo.
Un’indagine che, dopo un iter durato quasi due anni, e la previsione di sconquassare di nuovo l’amministrazione comunale già messa alla prova da altre inchieste, è arrivata finalmente a chiarimento con una serie di contestazioni, ma anche alcune richieste di archiviazione.
Il primo cittadino del capoluogo è indagato assieme al funzionario comunale Fabrizio De Carolis, entrambi per induzione indebita a dare o promettere utilità, la cosiddetta concussione depotenziata, nel caso di Cialente contestata in due casi.