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L’Aquila chiama Italia e l’Italia risponde

L’Aquila oggi ha chiamato l’Italia, e l’Italia ha risposto. La sua voce è stata ferma, nel chiedere la verità negata da 19 mesi. Commossa nel ricordare le 309 vittime del 6 aprile e una socialità che non c’è più. Ma decisa nel chiedere giustizia e condannare le illusioni di chi ha costruito un castello di bugie che si è sciolto ancora una volta sotto agli occhi di migliaia di persone. La pioggia battente non ha impedito alle bandiere neroverdi di sventolare da Piazza d’armi, lungo via xx settembre, fino a piazza duomo, per continuare a rivendicare il diritto alla città. Perché seppure incerottata, fracassata,transennata, L’Aquila è sempre meravigliosa, dice una ragazza con le lacrime agli occhi. E mancano gli odori dei vicoli, i suoni, il passeggiare per il centro storico che ancora giace sotto cumuli di macerie. Non bastano le carriole che hanno aperto il corteo, a rimuoverle. non bastano le 20.000 persone che hanno invaso la piazza. Ma da loro parte la voglia di una ricostruzione partecipata, promossa dalla legge di iniziativa popolare, per la quale oggi si sono raccolte le firme. E il 6aprile come giornata di prevenzione dei disastri è da spunto per dire: non più L’Aquila, non più Viareggio. E che la ricostruzione, quella vera abbia inizio. Che il sostegno all’economia sia reale. Perché il tempo delle illusioni, e di credere alle illusioni, è finito.