L’Aquila. Materiali scadenti nelle palazzine del progetto CASE: la Finanza sequestra 18 milioni di euro di “ingiusto profitto” alle società responsabili del crollo dei balconi a Cese di Preturo.
Nella mattinata odierna i finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza L’Aquila hanno dato esecuzione ad un provvedimento di sequestro di oltre 18 milioni di euro emesso dal Gip presso il locale Tribunale, Giuseppe Romano Gargarella, nei confronti delle imprese responsabili dei lavori di realizzazione dei moduli abitativi antisismici di Cese di Preturo, nell’ambito del Progetto CASE.
La misura cautelare appena eseguita giunge al termine di complesse indagini di Polizia Giudiziaria coordinate dall’ex Procuratore della Repubblica del Tribunale di L’Aquila, Fausto Cardella (ora trasferito ad altra sede) unitamente al Sostituto Procuratore Roberta D’Avolio e delegate al Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza congiuntamente al Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale e Forestale del Corpo Forestale dello Stato a seguito del crollo del balcone del 2 settembre 2014.
L’attività d’indagine, sviluppatasi attraverso l’acquisizione e l’analisi della copiosa documentazione tecnica sulla progettazione e la realizzazione delle strutture abitative, ha conentito di attribuire la responsabilità del crollo del balcone, e, più in generale, delle carenze strutturali dei materiali utilizzati nel Progetto CASE, a 37 soggetti (tutti raggiunti da avviso di garanzia nel mese di ottobre 2015) a vario titolo coinvolti nella vicenda in qualità di componenti delle commissioni di collaudo, di responsabili dei procedimenti amministrativi, di direttori dei lavori, di tecnici di cantiere e progettisti nonché di imprenditori esecutori dei lavori.
Ai responsabili venivano contestati, a vario titolo, i reati di “crollo di costruzioni o altri disastri dolosi” (art. 434 c.p.) di falsità ideologica commessa da un Pubblico Ufficiale (art. 479 c.p.), di truffa aggravata ai danni dello Stato (art. 640, 2 co. c.p.) e di frodi in pubbliche forniture (art. 356 c.p.).
Le indagini svolte hanno permesso di appurare che i materiali impiegati nell’edificazione del predetto insediamento abitativo non erano conformi alle norme e prescrizioni degli enti di unificazione e formazione UNI, CEI, EN, ISO. Più in particolare, gli elementi strutturali in pannello multistrato utilizzati dalla Futuraquila Società Consortile a.r.l. (impresa realizzatrice dei moduli abitativi) per realizzare i solai erano, tra l’altro, privi di collante che causava la riduzione di resistenza e di tenuta nel tempo delle strutture.
Le attività investigative hanno accertato, infatti, che la società fornitrice del materiale alla Futuraquila aveva conseguito un mero attestato di origine che certificava la provenienza del materiale da uno stabilimento polacco ubicato a Konskie, attestazione, questa, che sebbene identificasse lo stabilimento di produzione non certificava in alcun modo l’idoneità del materiale prodotto agli usi cui era destinato.
“Ciò induceva in errore la Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Dipartimento della Protezione Civile circa il rispetto degli obblighi contrattuali, la corrispondenza dei materiali alle prescrizioni normative, l’idoneità allo scopo e alla funzione dei materiali forniti ed utilizzati per la realizzazione delle abitazioni, determinandola ad erogare la somma di 18.145.778 euro a favore della Futuraquila che, in tal modo, si procurava un ingiusto profitto, pari alla predetta somma, in danno della pubblica amministrazione”, spiega una nota della Guardia di Finanza aquilana.
Da qui i sequestri eseguiti dalle fiamme gialle degli asset aziendali di 3 società (tutte con sede in Napoli) costituenti l’ATI denominata Futuraquila Società Consortile a.r.l. fino alla concorrenza della somma indebitamente percepita (18.145.778,49 euro).
“L’operazione di servizio appena conclusa testimonia come la Guardia di Finanza”, conclude la nota “anche tramite forme sempre più virtuose di collaborazione con le altre Istituzioni dello Stato, operi per assicurare il rispetto delle regole anche in campo economico al fine di rilanciare lo sviluppo e la crescita ed al fine di contrastare gli sprechi di denaro pubblico, che, sovente, come nel caso di specie, si riflettono sulla qualità dei beni e dei servizi offerti alla collettività”.