Attentato Farah, la madre di Luca Cornacchia: “mio figlio è un miracolato”

luca_cornacchiaLecce nei Marsi. “Mio figlio è un miracolato. Ora aspetto solo il suo rientro”. Tirano un sospiro di sollievo a Lecce nei Marsi, il paese dove vivono i genitori di Luca Cornacchia, il caporal maggiore originario di Pescina ferito nell’agguato di sabato a Farah, in Afghanistan, che è costato la vita a quattro alpini del settimo reggimento di Belluno.

Le salme sono rientrate oggi in Italia all’aeroporto di Ciampino e, ai microfoni di Radio 24, la mamma di Luca, Cesidia Di Giandomenico, si sfoga e definisce suo figlio un vero miracolato. Lui non sa ancora che i suoi amici non ci sono più, continua a chiedere dove sono e solo oggi gli psicologi gli daranno la terribile notizia.

Luca, alla sua terza missione in Afghanistan, “prima di partire era scontento” racconta la signora Cesidia. “Sapeva che andava in una zona più pericolosa e poi lasciava il suo bambino di un anno. Mio figlio mi diceva che i talebani sono sempre in agguato. Loro vogliono la guerra. Luca mi ripete sempre noi dobbiamo andare là, perché degli innocenti hanno bisogno di noi“.

Sulla sua pagina Facebook, Luca aveva lasciato un messaggio il 3 ottobre: “Mi sono rotto di stare qua in Afghanistan, non si capisce nulla“.

E, intanto, il dolore per la perdita di 34 connazionali morti in terra afghana viene coperto dalle solite polemiche: continuare o no la “missione di pace”?

“Si risolvano da soli i problemi” replica la signora Cesidia. “Io non manderei nessuno in Afghanistan”.

 

Foto: Tgcom

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