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L’Aquila, crac delle banche: le responsabilità dell’Europa

L’Aquila. “L’Unione europea ha colpe enormi nella crisi bancaria perché ha inibito i governi a risolvere in maniera autonoma le crisi, ma lo ha fatto a senso alternato: in Germania ha chiuso non uno, ma entrambi gli occhi, quando ha dovuto mettere a posto banche che versavano in situazioni anche peggiori di quelle italiane. Nel nostro Paese, invece, hanno pagato i risparmiatori”.

 

 

 

 

Questo, nelle parole di Antonio Rinaldi, docente di Economia internazionale all’Università “d’Annunzio” di Chieti-Pescara, l’atto d’accusa nei confronti delle istituzioni comunitarie emerso all’Aquila nel corso del convegno “Crac banche. Come l’euro e l’Europa distruggono il risparmio italiano”, organizzato dal quotidiano digitale AbruzzoWeb.it in collaborazione con il blog Scenarieconomici.it alla sala “Rivera” del municipio di palazzo Fibbioni.

Un incontro in cui Rinaldi e l’altro relatore, l’avvocato Luigi Pecchioli, entrambi autori del più seguito blog di economia italiano, hanno avuto modo di confrontarsi con cittadini e istituzioni che sul territorio hanno pesantemente subito la crisi.

Oltre 5 mila risparmiatori abruzzesi e 1.500 aquilani hanno, infatti, visto diventare carta straccia le proprie obbligazioni subordinate e azioni a seguito del decreto attuato dal governo Renzi il 22 novembre 2015, una domenica, per il salvataggio di Banca Etruria, Banca Marche, Cariferrara e Carichieti.

 

 

 

 

Il Comitato difesa risparmiatori Banca Etruria di Pizzoli, popoloso comune del comprensorio, è stato il primo a formarsi ed è il più battagliero in Italia, e al convegno ha preso parte con il presidente, Domenico Ioannucci, e il proprio legale, Vanna Pizzi.

Presenti anche il sindaco di Pizzoli, Gianni Anastasio, la senatrice del Movimento 5 stelle Enza Blundo, il segretario generale nazionale di Ugl Credito, l’aquilano Piero Peretti, e numerosi consiglieri comunali e professionisti del capoluogo abruzzese.

 

 

 

“La conduzione attuale della Ue non è quella che i cittadini avevano immaginato, capito e voluto – ha attaccato Rinaldi – Il normale risparmiatore è stato chiamato a pagare in prima persona per gli errori delle banche, è assurdo perché in Italia la Costituzione all’articolo 47 dice che lo Stato tutela il risparmio sotto ogni forma e proprio per questo ha delle istituzioni preposte al controllo e alla vigilanza”.

Il professore ha rimarcato come “le quattro banche oggetto del decreto di novembre abbiano trasferito le loro sofferenze alle bad bank, ma ogni euro di credito deteriorato è stato pagato 17,6 centesimi mentre la media di mercato per questo tipo di transazioni è ben più alta, 35, 40 centesimi: se fosse stata rispettata una valutazione superiore – ha evidenziato – gran parte dei portatori di obbligazioni subordinate non avrebbero perso assolutamente nulla. E invece possiamo immaginare che qualche broker abbia lucrato sulla pelle delle persone ricomprando e rivendendo a prezzi ancora più alti, quelli sì di mercato, le sofferenze”.

Allargando il contesto, Pecchioli nel suo intervento ha spiegato come “la crisi italiana vada inquadrata in un ambito più ampio” perché due vicende simili sono state affrontate “in modo opposto”.

“Le banche europee sono entrate in crisi perché hanno investito in derivati, si sono esposte eccessivamente, hanno prestato troppo e male agli Stati più deboli dell’Europa cosiddetta meridionale – ha ricordato – Questa crisi è stata risolta attraverso il Fondo salva Stati, con la socializzazione delle perdite, anche noi come Stato membro abbiamo versato il nostro contributo per salvare le banche olandesi, francesi e tedesche”.

“Il perdurare della crisi ha poi messo in difficoltà le nostre banche, d’altronde la gente non ha più soldi e i crediti non riescono a essere riparati – ha proseguito – A questo punto l’Europa ha cambiato le regole, non ci devono essere più aiuti del pubblico e devono essere gli stessi investitori che rispondono della banca. Questa cosa è molto grave, si è andati a penalizzare gli investitori, prima non toccati”.

Il legale, civilista e contrattualista esperto di economia, ha anche sottolineato più volte il paradosso di un’Europa che “considera affidabili banche che investono in derivati e altre operazioni rischiose e inaffidabili quelle che fanno prestiti, mutui e normale attività bancaria, ovvero le nostre”.

Per Pecchioli, perciò, “non bisogna rimanere in questa Europa, tutto quello che sta facendo è contro di noi. L’Euro è uno strumento perché si creino le crisi, la Ue e l’Euro sono contro gli interessi dell’Italia. Noi ci mettiamo anche del nostro – ha ammesso – il decreto ‘salva banche’ del governo Renzi è addirittura peggiorativo rispetto alla normativa europea ed è stato fatto per tutelare in fretta altre situazioni. I governi italiani non fanno gli interessi degli italiani, dobbiamo ammetterlo”.

Tracciando l’agenda di una calda estate giudiziaria, l’avvocato dei cittadini di Pizzoli Vanna Pizzi ha ricordato che “il 13 aprile ci sarà una nuova udienza preliminare ad Arezzo per le accuse mosse a Banca Etruria per aver impedito la vigilanza di Bankitalia, lì siamo già costituiti e siamo in attesa di avere il riconoscimento come parte civile in giudizio”.

“In estate – ha poi svelato – saranno notificati ulteriori avvisi di garanzia per nuove fattispecie di reato, si parla di bancarotta fraudolenta e delle truffe specifiche perpetrate da Banca Etruria nei confronti dei vari investitori e risparmiatori. Ci saranno anche atti di citazione per gli adempimenti posti in essere dalla vecchia banca che, però, saranno notificati nei confronti della ‘good bank’ poiché c’è una responsabilità per la continuità tra vecchio e nuovo”.

Il sindaco di Pizzoli, Gianni Anastasio, ha infine rimarcato la “pesante assenza di chi rappresenta le istituzioni a livello regionale e nazionale. Ho contattato il sottosegretario all’Economia per capire se il governo avesse intenzione di intervenire, ho trovato molta disponibilità ma non è stato fatto niente, ho l’impressione che non ci sia accordo all’interno dell’esecutivo”.

“Ci vuole una spinta più forte, d’altronde se i cittadini si sono dovuti tutelare con dei legali vuol dire che le istituzioni non hanno fatto il loro dovere. Se questa situazione non cambierà arriveremo a farci giustizia da soli, continuando la protesta – ha concluso – Il mio Comune si costituirà parte civile nei processi se sarà utile ai cittadini e ai risparmiatori, lo decideremo insieme al momento opportuno”.