L’Aquila. Qualche giorno fa il sindaco dell’Aquila Massimo Cialente aveva invitato i direttori delle testate nazionali, carta stampata e televisioni, a visitare la città ferita per poi raccontare a tutti come gli aquilani vivono ad un anno dal terremoto.
Un tour silenzioso, cominciato alle 11 di questa mattina, durante il quale lui stesso non parlerà, non esprimerà alcun commento, affinché ”non rimanga solo l’immagine di Obama, della consegna degli alloggi del progetto CASE o delle manifestazioni di protesta. Vi prego di raccontare una città che, in questo momento, non c’è più”.
Tante le presenze annunciate, dal direttore del Centro Luigi Vicinanza a quello del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli. E poi ancora, Bianca Berlinguer del Tg3, Concita De Gregorio per L’Unità, Corradino Mineo per RaiNews24, Gregorio Botta per La Repubblica, Angelo Mastrandrea per Il Manifesto, Paolo Corallo per l’agenzia Ansa, Massimiliano Menichetti per Radio Vaticana ed una troupe della trasmissione televisiva Presa Diretta.
”Una giornata positiva in cui finalmente il problema é stato focalizzato in maniera diversa”.
Massimo Cialente ha fatto da cicerone per tre ore ad un centinaio di giornalisti tra strade e piazze dell’Aquila ferita, deturpate dai crolli e dalle macerie, tra il freddo e la vita che non c’è più.
“Oggi” ha detto “forse per la prima volta, non si è parlato di ciò che è stato fatto per il territorio terremotato. Ma se s’intende o no ricostruire la città, il suo centro storico e, se si dove prendere i soldi necessari, non meno di 10 miliardi di euro solo per il capoluogo”.
L’Aquila, una città che non c’è più, al suo posto 19 new town del progetto CASE.
All’appello hanno risposto tutti, tranne Mediaset. “Il direttore del Tg5 Clemente Mimun, mi ha telefonato annunciandomi la sua assenza perchè in Sudafrica” ha spiegato il sindaco. “Mi spiace questa defezione anche perché non stiamo ponendo una questione contro il Governo o contro la Protezione civile, ma contro un sistema, una logica, che vanno cambiati se veramente si vuole che questa città torni a vivere, qui e non nelle aree temporanee”.
Dalla sede del Comune dell’Aquila, tre pullman pieni di cronisti, fotografi e cineoperatori, hanno attraversato via XX Settembre, con la Casa dello studente. Poi, attraverso il Corso e piazza Duomo fino in piazza San Bernardino. La sede del Comune e della Prefettura, dell’Università e della Provincia, le abitazioni, i luoghi della movida. E poi le chiese, ancora in fase di puntellamento.
Cialente ha spiegato che i 4 miliardi di euro stanziati dallo Stato per l’emergenza terremoto non sono di fatto ancora spendibili e che si sono resi disponibili 800 milioni di euro, metà dei quali già destinati a copertura di spese rendicontate. ”Avrei bisogno domani di almeno 200-250 milioni” ha detto il primo cittadino, che ha trasmesso tutta la sua preoccupazione, ma ha respinto al mittente le accuse di eccessiva burocratizzazione negli enti locali. ”I lacci sono altrove” ha detto.
Nel passaggio attraverso la zona rossa, al corteo dell’informazione si sono infiltrate alcune persone che hanno gridato con forza il loro dissenso per le aspettative deluse e per come la tv descrive il terremoto, fase ormai superata ed ampiamente risolta.
Il tour si è concluso al complesso CASE di Sant’Antonio. Alloggi sicuri, piccoli, esteticamente gradevoli. E’ L’Aquila costruita. Quella ricostruita resta ancora un sogno.
Intanto, l’onorevole Pierluigi Mantini, della Commissione Affari Costituzionali della Camera (UDC), annunciato la proposta di un emendamento dell’UDC alla manovra finanziaria con cui viene proposta l’introduzione di un contributo di solidarietà per la ricostruzione in Abruzzo pari all’1% per i soli redditi superiori a 100mila euro.
“Dinanzi alla sconcertante assenza di risorse e al rischio concreto di abbandono dei comuni terremotati” spiega Mantini “un contributo di solidarietà, una tantum, è il modo migliore per garantire certezze e dimostrare con i fatti che il Paese è unito. L’Italia non può perdere la sfida della ricostruzione dell’Aquila. Invitiamo tutti i gruppi parlamentari a sostenere l’emendamento per l’Abruzzo”.
Marina Serra
All’invito di Cialente si era aggiunta, questa mattina, la lettera inviata alle stesse testate giornalistiche dal capo della Protezione Civile Guido Bertolaso, che assicura in maniera perentoria: “L’Aquila non è stata abbandonata”.
Di seguito la lettera di Bertolaso.
Gentile direttore mi auguro che troverà il tempo per visitare L’Aquila, accogliendo l’invito che il sindaco ha rivolto a tutti i direttori delle principali testate italiane. Sono certo che visitando il centro della città, se non le fosse già capitato di farlo in precedenza, resterà colpito per la situazione che le si presenterà davanti agli occhi. Mi permetto però di darle un suggerimento. Una volta arrivato nel capoluogo abruzzese cerchi di allargare il suo programma non limitandolo solamente ad una visita del centro storico della città. Rimarrà stupito nel constatare la quantità e la qualità delle opere realizzate in favore della popolazione abruzzese che, a mio modesto giudizio, rappresentano una realtà unica in tutto il mondo nella gestione di un’emergenza che ha colpito chirurgicamente il cuore di una città d’arte. Non mi sorprendo di quanto leggo dalle cronache che arrivano dalla città abruzzese, conosco bene il dramma che hanno vissuto e le difficoltà implicite a un percorso di ritorno alla normalità lungo e complesso. Non le sarà difficile ritrovare le mie dichiarazioni sui tempi per la ricostruzione della città: feci una stima di 10 anni, a condizione che si continuasse a lavorare con lo stesso impegno e la stessa determinazione che ha scandito le nostre giornate in Abruzzo. Non fu una previsione priva di verifiche; d’altronde anche in Umbria sono ancora in via di completamento le opere di ripristino dei centri storici a 13 anni dal terremoto. Su questa base, e con la consapevolezza che qualsiasi intervento sul centro dell’Aquila non sarebbe stato possibile se non supportato da un’attività di progettazione complessa e di conseguenza dalla tempistica incerta, abbiamo fatto la scelta di dare ai cittadini abruzzesi colpiti dal terremoto le ormai famigerate case antisismiche e villette di legno che ospiteranno per anni più che dignitosamente chi ha perso la propria casa. Da parte dei rappresentanti della comunità locale mi è sempre stato ribadito il concetto che la ricostruzione cosiddetta pesante fosse compito loro e che di questa attività avrebbero fatto un’occasione per far rinascere la città. Mi limito a constatare che gli stessi rappresentanti delle istituzioni locali oggi si scagliano con forza contro una sorta di immobilismo e di abbandono. Ora, limitarsi alle proteste e alla denuncia serve a poco, ciò di cui hanno bisogno gli aquilani e tutti gli abruzzesi che hanno vissuto il dramma del terremoto è la capacità di programmare e, soprattutto, progettare con l’obiettivo di riportare la città alla sua bellezza. Si cominci allora da ciò che la legge, e non le parole di qualche politico, garantisce per la ricostruzione, si prenda atto che c’è stato un terremoto devastante e chi tanto ha brigato per avere titolarità per le opere di ricostruzione, lavori per avviare questo percorso. Concludo con le parole del maestro Muti. Quando venne all’Aquila disse chi suona stona, chi non suona critica. Ed è molto più facile”.