A stabilirlo è una nota dell’Istituto di Previdenza Sociale che fissa per la giornata di domani, mercoledì 16 giugno, la data di scadenza della prima delle 60 rate mensili.
Un provvedimento che ha scatenato forti preoccupazione tra i commercialisti e i consulenti del lavoro operanti nella zona.
“E’ una vergogna” dice la consulente Miria D’Amico “sarebbe veramente la fine per il nostro sistema economico”.
“Ci mancava solo la mazzata dell’Inps” replica il consigliere regionale Prc Maurizio Acerbo.
“Facciamo l’esempio di un lavoratore con la contribuzione di circa 2mila euro: considerato che l’aliquota che l’azienda paga varia dal 39% fino al 42% tra contributi previdenziali e assistenziali e che la quota a carico del lavoratore è circa del 10%, il lavoratore il 16 luglio dovrebbe restituire all’INPS all’incirca 200 euro x 7 mensilità (1.400 euro). L’azienda invece dovrà versare il 32×7 mensilità per tutti i lavoratori in carico. Se ipotizziamo un’azienda con 100 lavoratori il conto è presto fatto: 640 euro x 7 x 100 = 448mila euro. C’è di che far fallire molte aziende. Vale comunque la pena di ricordare che alle suddette cifre i lavoratori dovranno aggiungere la rata Irpef del mese, ricominciare a pagare mutui e prestiti sospesi, pagare canoni servizi (luce – acqua – metano), pagare arretrati (luce – acqua – metano). In conclusione, un cittadino con lo stipendio di 2mila euro lordi non riuscirebbe a pagare neanche un terzo di quanto su evidenziato”.