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L’Aquila, monsignor D’Ercole descrive aquilani tra ansia e preoccupazione

L’Aquila. Animi esasperati. Sono quelli degli aquilani secondo monsignor Giovanni D’Ercole, vescovo ausiliare de L’Aquila, che in un’intervista rilasciata al quotidiano cattolico “Avvenire” traccia un bilancio della situazione a L’Aquila a poco più di un anno dal sisma del 6 aprile 2009.

A caratterizzare la ricostruzione, secondo il vescovo, sarebbero infatti la carenza dei fondi, la lentezza burocratica e i timori e i nervosismi della popolazione.

“Mancano i soldi” ammette, infatti, D’Ercole. “Non si sa quando arriveranno e quanti. E poi, forse, troppa lentezza burocratica. Questo disorienta la gente che teme di non tornare più a casa. Troppi inverni di ritardo potrebbero completare l’opera del terremoto, riducendo in macerie gli edifici danneggiati ed esasperando gli animi sino alla depressione”.

Il vescovo racconta dei tentativi della Chiesa di dare una mano agli aquilani. Tra tutti, però, serpeggia il dubbio di non tornare nelle proprie abitazioni in tempi brevi, possibilità davvero difficile da accettare, sostiene il vescovo, soprattutto tra i cittadini più giovani.

“Io credo che siamo di fronte ad una popolazione che vede trasformarsi la speranza in ansia e preoccupazione” commenta D’Ercole. “I terremotati affrontano una seconda estate con i problemi di tutti gli italiani (mancanza di lavoro, tasse, mutuo da restituire), moltiplicati, però, dalla tragedia che li ha travolti. Trascurare le loro attese rischia di trasformare la speranza in protesta”.

Il vescovo non risparmia nemmeno i media locali e nazionali, che, nella sua opinione, avrebbero contribuito a diffondere notizie false che avrebbero contribuito a creare diffidenza nei confronti della Chiesa. “Ad esempio” sottolinea D’Ercole “il montaggio di una mia intervista a Report è servito a insinuare che la Curia de L’Aquila gestisca le donazioni del terremoto, che addirittura se ne serva per speculazioni immobiliari e che l’arcivescovo abbia abbandonato la città nelle ore più buie. Ma perché dire cose così false?”.