L’Aquila, tangenti nella ricostruzione: arrestati l’ex vicesindaco Riga e l’imprenditore Mancini

L’Aquila. Ennesima inchiesta della magistratura aquilana su presunte irregolarità nei lavori del post-sisma del 6 aprile 2009 con quattro misure cautelari, tra cui l’ex vice sindaco dell’Aquila e assessore con delega all’urbanistica e un imprenditore, rispettivamente responsabili del reato di corruzione e di concorso.

L’inchiesta riguarda i lavori di ricostruzione dell’Oratorio Don Bosco.

Nella mattinata odierna, militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di L’Aquila hanno eseguito alcune misure cautelari, personali e reali, emesse dal G.I.P. del locale Tribunale, su richiesta del Sostituto
Procuratore Dott. David Mancini.
Tra queste, due ordinanze di custodia cautelare ai domiciliari sono state eseguite nei confronti del già assessore all’urbanistica nonché Vice Sindaco del Comune di L’Aquila, Roberto Riga e il costruttore Massimo Mancini, vice-presidente de L’Aquila calcio, rispettivamente responsabili del reato di corruzione e di concorso.

Inoltre, sono state notificate due misure interdittive del divieto temporaneo dell’esercizio
d’impresa per il periodo di un mese nei confronti di ulteriori due imprenditori locali operanti nel settore edile, anch’essi accusati di corruzione nei confronti dell’ex assessore.

 

 

Sequestrati inoltre beni nella disponibilità dell’amministratore pubblico per circa 58.000 euro, pari all’illecito profitto connesso al reato di corruzione. I provvedimenti giudiziari appena eseguiti giungono al termine di un’articolata e complessa attività di polizia giudiziaria delegata dalla Procura che ha preso spunto dalla verifica, attraverso indagini di natura patrimoniale e bancaria, dei rapporti tra il Vice Sindaco del Comune dell’Aquila ed un’impresa operante nel settore edile al fine di riscontrare l’esistenza di possibili interventi del primo volti ad agevolare la detta impresa nell’aggiudicazione di lavori nell’ambito della ricostruzione post-sisma.

 

 

Le indagini bancarie hanno fatto emergere alcuni aspetti.

Di riscontrare alcuni rapporti attestanti l’acquisto da parte dell’ex assessore e della consorte di due unità immobiliari site a L’Aquila nonché la successiva locazione, di una di tali abitazioni, a favore della citata Impresa ad un canone di molto superiore ai valori medi di mercato.

Numerosi ed ingenti versamenti nelle casse della detta Impresa disposti dall’Opera Salesiana Don Bosco riferibili a pagamenti
di lavori di riparazione e ricostruzione della sede dell’Ente ecclesiastico danneggiata dal sisma.

I conseguenti approfondimenti investigativi permettevano di appurare l’effettivo affidamento all’Impresa degli interventi di riparazione e ricostruzione post-sisma dell’Oratorio Don Bosco e, successivamente, di quelli relativi all’intero complesso edilizio di proprietà dell’Opera Salesiana, di cui l’Oratorio faceva parte integrante.

In particolare, previa consultazione delle informazioni sulla ricostruzione postsisma pubblicate dal Comune di L’Aquila era possibile risalire a due pratiche di ricostruzione, rispettivamente istruite per la parte definita “parti comuni” e per la parte definita “abitazione principale” del medesimo complesso edilizio dell’Opera Salesiana, entrambe riconducibili al legale rappresentante dell’Opera, in qualità di richiedente il contributo, e l’impresa attenzionata, quale affidataria dei relativi lavori. Le pratiche risultavano licenziate dal Comune dell’Aquila con due distinti provvedimenti, il primo adottato nel 2013 ed il secondo nel 2014, mediante i quali veniva ammesso al contributo definitivo l’importo complessivo di 28.500.000 circa.

 

 

Lo sviluppo delle indagini svolte sul punto, consistite in acquisizioni documentali, escussione a sommarie informazioni di persone informate sui fatti nonché perizie elaborate da tecnici all’uopo incaricati dalla Procura della Repubblica, facevano emergere numerose e gravi irregolarità tali da privare di legittimità i detti provvedimenti in quanto adottati in palese difformità alle norme vigenti in materia di ricostruzione.

Infatti, nel caso di specie, il Comune applicava la procedura prevista dall’OPCM n. 3790/2009 considerando il complesso immobiliare dell’Ente ecclesiastico alla stregua di un’ “abitazione principale”, pur risultando lo stesso con destinazione ad uso diverso da quello abitativo in quanto adibito ad attività ricettizie e religiose, per di più con proprietà unica quindi privo di “parti comuni”.

Anche la procedura d’affidamento all’impresa coinvolta nelle indagini risultava affetta da violazioni di legge attesa l’inosservanza dell’OPCM 4013/2012 che prevede l’allegazione alle istanze di contributo per i danni derivanti dal sisma
di almeno cinque preventivi di spesa acquisiti da imprese e tre da progettisti. Veniva in definitiva accertato che il procedimento burocratico relativo alle due pratiche era stato connotato dall’adozione di provvedimenti illegittimi in
ragione del fatto che l’aggregato, costituendo in realtà una struttura ad “uso  misto”, non avrebbe che potuto beneficiare di un contributo pari al massimo a 80.000 euro a fronte dei 28.500.000 euro circa effettivamente erogati.

L’impresa oggetto di indagini, d’altronde, già insediatasi nel complesso edilizio in forza di un precedente contratto d’appalto sottoscritto con l’Opera Salesiana relativo ai lavori di riparazione e ricostruzione della sola porzione del Don Bosco adibita ad oratorio, finanziato con donazioni private, aveva intanto creato le premesse per estendere tale appalto all’intero complesso edilizio, finendo per beneficiare, indebitamente, del contributo complessivo di euro 28.500.000 circa.

 

 

Nel perseguimento di tale proposito la detta impresa veniva agevolata dall’intervento dell’ex assessore all’Urbanistica del Comune dell’Aquila che si era adoperato per il rilascio di un permesso a costruire, in deroga, relativo alla realizzazione proprio di quella struttura, il nuovo Oratorio danneggiato dal sisma, che gli aveva consentito l’ingresso nell’ ”affare” della ricostruzione dell’intero plesso ecclesiastico.

 

 

La delibera relativa al permesso straordinario a costruire a vantaggio dell’impresa di cui si faceva promotore l’ex amministratore pubblico rappresentava pertanto la premessa e l’impulso di ulteriori aggiudicazioni di lavori avvenute, come dianzi illustrato, in violazione delle norme in materia di ricostruzione privata.

Le attività di polizia giudiziaria svolte individuavano quindi nell’affidamento dei lavori di riparazione e ricostruzione del complesso edilizio di proprietà dell’Opera Salesiana a favore dell’impresa il fondamentale motivo di riconoscenza del titolare della medesima nei confronti dell’ex assessore.

Riconoscenza che sfociava nella stipula, il 10 ottobre del 2013 di un contratto di locazione della durata di dodici anni di un immobile acquistato dall’ex amministratore pubblico al prezzo di 115.000 euro il 18 dicembre dello stesso anno. Il contratto impegnava l’imprenditore al pagamento di un canone mensile pari a 1.200 Euro a fronte di una quota che, secondo stime di mercato, sarebbe dovuto essere pari al massimo a 550 Euro.
L’intendimento delle parti e, quindi, la reale sostanza dell’accordo illecito era che l’imprenditore di fatto acquistasse, in segno di riconoscenza per “l’opera” prestata a suo vantaggio dall’ex assessore, l’immobile in favore di quest’ultimo.

Ma le indagini bancarie svolte dai finanzieri permettevano di intercettare e ricostruire ulteriori e gravi episodi corruttivi che vedevano coinvolto sempre l’ex assessore nonché vicesindaco.
Tra i molteplici acquisti di autovetture da parte dell’ex Vice Sindaco ve ne era uno, in particolare, che attirava l’attenzione degli inquirenti: quello di una BMW al prezzo di 24.800 Euro per il cui pagamento veniva utilizzato anche un assegno di euro 15.000 tratto su un conto corrente di un imprenditore locale. Nonostante le dichiarazioni dell’imprenditore che, sentito in atti, giustificava la transazione quale prestito personale a favore dell’ex assessore, emergeva ben presto la natura corruttiva dell’accordo tra i due.
L’imprenditore a seguito della dazione di denaro aveva infatti ottenuto in cambio l’interessamento dell’assessore per la pratica di richiesta di rimborso dei danni subiti dalla sua azienda a seguito del sisma, ammontanti a circa 62.000 euro. La comunicazione del positivo esito dell’istruttoria da parte del Comune dell’Aquila avveniva il 2 luglio del 2010, vale a dire solo 13 giorni prima del “prestito” a favore dell’amministratore pubblico.

Ancora, sempre dalle indagini finanziarie emergeva che l’ex assessore aveva ricevuto da altro imprenditore impegnato nelle attività edilizie di ricostruzione post-sisma la somma di 14.000 euro in tre tranches, mediante l’emissione di altrettanti assegni bancari. Anche in questo caso seppure i pagamenti fossero stati giustificati quali prestiti personali, in realtà, in base alle risultanze delle indagini, celavano il tentativo da parte dell’imprenditore di ottenere la “benevolenza” dell’assessore per avvantaggiarsi nelle attività di ricostruzione che lo vedevano impegnato in ben 17 appalti.

Oltre alle misure cautelari, è stato eseguito il decreto di sequestro nei confronti dell’ex Vice Sindaco pari ad euro 58.000 circa, somma equivalente alle utilità indebitamente percepita dall’ex assessore.

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