Bisognerebbe, infatti, attendere un anno per effettuare una risonanza magnetica al cranio. Cinque mesi, invece, per una Tac e quattro mesi per una semplice ecografia. In attesa, inoltre, fino ad ottobre per ottenere, prenotandolo ora, una appuntamento per una lastra scheletrica o al torace. Si scende ad un mese per le mammografie.
“Le liste di attesa continuano ad allungarsi” spiega meglio il segretario regionale Cisl, Gianfranco Giorgi. “Un fenomeno antecedente al sisma che ha colpito L’Aquila e che, nonostante la riattivazione di tutti i servizi diagnostici, continua a caratterizzare negativamente la sanità locale”.
Giorgi pone l’accento sulle difficoltà oggettive dei pazienti, che sarebbero, dunque, costretti ad attendere mesi per effettuare esami e visite specialistiche di controllo. “Un simile quadro non è più accettabile” lamenta, dunque, il segretario, “alla luce della necessità della popolazione aquilana che, oggi più che mai, deve poter contare su prestazioni adeguate rese in tempi celeri dalla Asl”.
La Cisl porta ad esempio il servizio di radiologia e Tac del pronto soccorso che, ad ormai un anno dal terremoto, non sarebbe ancora tornato in funzione, mentre la radiologia convenzionale sarebbe attiva solo di mattina. Nel pomeriggio verrebbe, infatti, riservata alle urgenze a causa della mancanza di personale che non consente di effettuare i turni pieni.
Il ‘deficit’ organizzativo e funzionale di cui parla Giorgi sarebbe confermato anche dalla differenza di organico nelle diagnostiche dei tre ospedali de L’Aquila, Avezzano e Sulmona: nel primo caso, infatti, per ogni diagnostica è in servizio un solo tecnico. Ad Avezzano il rapporto è di due ad uno, mentre a Sulmona sale a tre tecnici per ogni diagnostica. “Ciò consente” spiega il segretario “di accelerare gli esami in alcune realtà dove il personale è sufficiente per coprire le richieste. Al San Salvatore, dove c’è un solo tecnico per diagnostica, le prenotazioni rimangono al palo e comportano l’allungarsi delle liste di attesa. Ritardi legati principalmente alla carenza di personale, che non riguarda solo il Dipartimento di diagnostica, ma abbraccia, in misura differente, tutti i reparti ospedalieri dove infermieri e ausiliari sono sotto organico e sottoposti a un carico di lavoro eccessivo. Ci sorprendono le affermazioni dell’assessore regionale alla Sanità, Lanfranco Venturoni, che parla di “ridurre i costi e ottimizzare i servizi” utilizzando studi medici associati per sopperire alle carenze del pubblico. Una buona sanità non è un’equazione matematica basata solo su tagli e rientri economici”.