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I geologi italiani si incontrano a L’Aquila. Tra i temi, l’incuranza delle amministrazioni pubbliche

L’Aquila. Si riuniranno mercoledì nei luoghi dove il sisma ha seminato morte e dolore. Sono i geologi italiani, che saranno presenti a L’Aquila, alle ore 11,30 presso la sede Ance di viale De Gasperi, per una conferenza stampa congiunta dei presidenti degli Ordini regionali e del Consiglio nazionale dei geologi.
“A distanza di un anno dal terremoto nulla è cambiato, né in termini di organizzazione delle strutture regionali né in termini di normative a favore di una maggior sicurezza”. È l’allarme lanciato da Nicola Tullo, presidente dell’Ordine dei geologi d’Abruzzo, che sottolinea la carenza in termini di investimenti per quanto riguarda conoscenza del territorio e prevenzione.
“L’Aquila ne è un esempio” spiega meglio Tullo, “visto che si sono costruiti, grazie anche all’assenza di leggi specifiche, insediamenti in prossimità di faglie che si conoscevano ed in zone altamente vulnerabili alle sollecitazioni sismiche, come si conosceva peraltro la vulnerabilità sismica di numerosi edifici crollati”.
Obiettivo della conferenza stampa sarà, dunque, quello di incontrare la gente per riaffermare con forza il valore della prevenzione. Da diversi anni, infatti, l’Ordine dei geologi d’Abruzzo ha proposto alle amministrazioni regionali che si sono succedute la costituzione di una Struttura Geologica e Sismica Regionale. “Una struttura tecnica specializzata” spiega meglio il presidente, “che si occupi di tutte le problematiche geologiche, idrogeologiche, sismiche, dando assistenza tecnica e scientifica per la prevenzione dei rischi geologici e della difesa del suolo, che proponga leggi specifiche, che predisponga, tra l’altro, linee guida per gli studi geologici e sismici nei vari settori, che elabori carte tematiche aggiornate affinché i vincoli posti per la tutela del territorio siano certi e non vessatori”.
I geologi, però, continuerebbero ad essere quasi totalmente assenti nelle amministrazioni pubbliche abruzzesi come in tante altre realtà regionali. E, a distanza di un anno dal terremoto, nulla continua ad essere cambiato. “Benché il terremoto de L’Aquila” lamenta, infatti, Tullo “ abbia dimostrato ancora una volta quanto la conoscenza geologica sia importante, quanto l’effetto “sito” sia stato determinante nella conta dei danni, il ruolo del geologo continua ad essere assolutamente secondario. Ordinanze poco chiare e linee guida dalla discutibile utilità sminuiscono la figura del geologo. Il giudizio tecnico e l’esperienza vengono del tutto ignorati a favore di prescrizioni rigide, che non seguono alcuna logica di ottimizzazione e talora datate e incuranti dello stato dell’arte. Si doveva aspettare un terremoto così disastroso per iniziare a parlare, in Abruzzo come in tante altre Regioni, di microzonazione sismica. Eppure, in un Paese sismico come l’Italia,  la microzonazione sismica deve essere resa obbligatoria per tutti i Comuni, dando alle amministrazioni fondi e precise direttive. I Comuni devono essere messi in condizione di poter revisionare i propri strumenti urbanistici sulla base di un’accurata conoscenza geologica, geomorfologica e sismica del proprio territorio, ossia sulla conoscenza delle sue criticità, della sua vulnerabilità e dei suoi pericoli reali”.

L’Aquila. Si riuniranno mercoledì nei luoghi dove il sisma ha seminato morte e dolore. Sono i geologi italiani, che saranno presenti a L’Aquila, alle ore 11,30 presso la sede Ance di viale De Gasperi, per una conferenza stampa congiunta dei presidenti degli Ordini regionali e del Consiglio nazionale dei geologi.

“A distanza di un anno dal terremoto nulla è cambiato, né in termini di organizzazione delle strutture regionali né in termini di normative a favore di una maggior sicurezza”. È l’allarme lanciato da Nicola Tullo, presidente dell’Ordine dei geologi d’Abruzzo, che sottolinea la carenza in termini di investimenti per quanto riguarda conoscenza del territorio e prevenzione.  

“L’Aquila ne è un esempio” spiega meglio Tullo, “visto che si sono costruiti, grazie anche all’assenza di leggi specifiche, insediamenti in prossimità di faglie che si conoscevano ed in zone altamente vulnerabili alle sollecitazioni sismiche, come si conosceva peraltro la vulnerabilità sismica di numerosi edifici crollati”.

Obiettivo della conferenza stampa sarà, dunque, quello di incontrare la gente per riaffermare con forza il valore della prevenzione. Da diversi anni, infatti, l’Ordine dei geologi d’Abruzzo ha proposto alle amministrazioni regionali che si sono succedute la costituzione di una Struttura Geologica e Sismica Regionale. “Una struttura tecnica specializzata” spiega meglio il presidente, “che si occupi di tutte le problematiche geologiche, idrogeologiche, sismiche, dando assistenza tecnica e scientifica per la prevenzione dei rischi geologici e della difesa del suolo, che proponga leggi specifiche, che predisponga, tra l’altro, linee guida per gli studi geologici e sismici nei vari settori, che elabori carte tematiche aggiornate affinché i vincoli posti per la tutela del territorio siano certi e non vessatori”. 

I geologi, però, continuerebbero ad essere quasi totalmente assenti nelle amministrazioni pubbliche abruzzesi come in tante altre realtà regionali. E, a distanza di un anno dal terremoto, nulla continua ad essere cambiato.

“Benché il terremoto de L’Aquila” lamenta, infatti, Tullo “abbia dimostrato ancora una volta quanto la conoscenza geologica sia importante, quanto l’effetto “sito” sia stato determinante nella conta dei danni, il ruolo del geologo continua ad essere assolutamente secondario. Ordinanze poco chiare e linee guida dalla discutibile utilità sminuiscono la figura del geologo. Il giudizio tecnico e l’esperienza vengono del tutto ignorati a favore di prescrizioni rigide, che non seguono alcuna logica di ottimizzazione e talora datate e incuranti dello stato dell’arte. Si doveva aspettare un terremoto così disastroso per iniziare a parlare, in Abruzzo come in tante altre regioni, di microzonazione sismica. Eppure, in un Paese sismico come l’Italia,  la microzonazione sismica deve essere resa obbligatoria per tutti i Comuni, dando alle amministrazioni fondi e precise direttive. I Comuni devono essere messi in condizione di poter revisionare i propri strumenti urbanistici sulla base di un’accurata conoscenza geologica, geomorfologica e sismica del proprio territorio, ossia sulla conoscenza delle sue criticità, della sua vulnerabilità e dei suoi pericoli reali”.

Tania Di Simone